Agenpress. L’avevamo detto circa un mese fa che l’idea del Governo di non contabilizzare nel saldo dell’indebitamento netto del Decreto Liquidità nemmeno un euro dei 30 miliardi a copertura dei 400 miliardi di garanzie pubbliche che lo Stato può rilasciare per il tramite di SACE non stava in piedi.
Lo ripetiamo ancora una volta: un decreto che stanzia 400 miliardi di garanzie per le imprese ma che è a saldo zero per lo Stato non è credibile. L’avevamo detto anche al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nella sua audizione in Parlamento ma, evidentemente mal consigliato, ha preferito tirare dritto. Anche perché, come stimato dalla Banca d’Italia, i tassi di insolvenza che si verificheranno in questa crisi potrebbero essere ben più alti di quelli del biennio 2012-2013, quando si avvicinarono al 10%. Per questa crisi, il Governo ha ipotizzato un tasso di insolvenza, invece, ben più basso, pari all’8,0%, come se la considerasse di impatto minore della precedente, quando tutti i principali dati macroeconomici stanno mostrando il contrario.
Ora, tutte le istituzioni tecniche che hanno analizzato il Decreto Liquidità stanno evidenziando quel che dicevamo noi, e cioè che Eurostat, l’agenzia statistica europea, sulla base dei principi contabili del SEC2010, potrebbe contestare il mancato accantonamento a deficit pubblico, misurato appunto dal saldo dell’indebitamento netto, di almeno una parte di quei 30 miliardi, perché è a dir poco evidente che almeno una parte dei 400 miliardi rappresentano garanzie di tipo “standardizzato”, come quelle del Fondo PMI. L’errore da matita blu, però, non è solo tecnico, ma anche politico. Contabilizzare almeno una quota parte di quei 30 miliardi anche a indebitamento netto, invece che soltanto a saldo da finanziare, avrebbe alleggerito il deficit pubblico degli anni futuri, quelli in cui ci saranno le escussioni delle garanzie, per effetto dei mancati pagamenti delle imprese che hanno ottenuto i prestiti garantiti, appesantendo, invece, quello di un 2020 che è sotto molti aspetti un anno sabbatico concesso dalla UE sul rispetto delle regole di finanza pubblica.
Il Governo avrebbe potuto mettere molto fieno in cascina, secondo la nota politica economica di “front load” e, invece, anche a costo di coprirsi di ridicolo sul piano tecnico, ha preferito in modo cinico mettere polvere sotto il tappeto e passare il cerino del maggior deficit pubblico a chi dovrà governare nei prossimi anni.
Se non prima, per lo meno quando Eurostat ci costringerà a rettificare il bilancio, sarà opportuno che al MEF non vengano a raccontare, sul piano tecnico come su quello politico, che era questione imprevista. Cosa stanno facendo lo sanno benissimo e dovranno assumersene le responsabilità davanti al Paese.
E’ quanto dichiara, in una nota, Renato Brunetta (Forza Italia).