AgenPress – Le case automobilistiche saranno “massacrate” se non riporteranno la produzione negli Stati Uniti: allentando la pressione dei dazi “stiamo concedendo loro del tempo”. Lo afferma il presidente americano Donald Trump, che ha firmato un decreto esecutivo che alleggerisce la pressione delle tariffe sui costruttori. “Amiamo il Giappone ma vogliamo che le auto siano prodotte qui”.
Trump ha alleggerito i dazi sulle auto mostrando “flessibilità” e concedendo più tempo ai costruttori per affrontare la transizione. Ma avverte: le case automobilistiche che non porteranno la produzione negli Stati Uniti saranno “massacrate” dalla sua politica commerciale. Nel Michigan, Stato dell’auto americano, il presidente Usa sceglie di festeggiare i suoi primi 100 giorni, “i migliori di sempre, ed è solo l’inizio. L’età dell’oro è appena iniziata” anche grazie ai dazi. “Avremo un accordo equo con la Cina”, ha detto ai suoi sostenitori.
“Faremo un accordo commerciale equo con la Cina”: Pechino “vuole fare un accordo, noi vogliamo fare un accordo”, ha aggiunto ribadendo che gli Stati Uniti sono “stati abusati” dal punto di vista commerciale “da amici e nemici”.
Se da Washington si parla infatti di contatti con Xi Jinping, la Cina invece frena. Il portavoce del ministero degli Esteri, Guo Jiakun, aveva già gelato le dichiarazioni del tycoon nei giorni scorsi: “Non ci sono negoziati in corso, né consultazioni”. E poi aveva aggiunto: “gli Stati Uniti non dovrebbero trarre in inganno l’opinione pubblica”. Alla domanda su eventuali esenzioni tariffarie in corso di valutazione, Guo poi aveva risposto di “non esserne a conoscenza”, rimandando alle autorità competenti. Un messaggio chiaro, che sembra smentire anche l’ipotesi ventilata dalla Casa Bianca di un’intesa imminente. Anzi, da Pechino si delinea una linea più rigida: la guerra commerciale viene definita “unilaterale” e “intimidatoria”, mentre l’ufficio politico avrebbe già avviato un piano di rafforzamento dell’economia interna per resistere a un lungo periodo di pressioni esterne. Secondo fonti vicine al governo, sarebbero già state valutate anche alcune esenzioni tariffarie su prodotti americani, in settori come sanità, aviazione, chimica, ma per ora nessuna misura concreta è stata confermata.
Prima di salire sul palco, in un’intervista alla Abc, si è concesso un’uscita ironica: “Mi piacerebbe essere Papa. Sarebbe la mia prima scelta”. Ha poi suggerito, senza troppe allusioni, che l’arcivescovo di New York Timothy Dolan, noto per le sue posizioni conservatrici, potrebbe essere un buon candidato alla successione di Bergoglio.