Caro bollette, Fassina (Leu): “Bisogna intervenire sull’immediato ma anche strutturalmente perché la transizione ecologica costa”

AgenPress. Stefano Fassina, deputato di Leu, componente della Commissione Bilancio della Camera, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sul caro bollette. “Bisogna intervenire con due misure diverse. Sull’immediato, per non fiaccare la ripresa e non peggiorare le condizione di milioni di famiglie, è necessario un intervento pubblico per ridurre le bollette soprattutto alla quota di famiglie con reddito medio-basso. Questo soccorso immediato deve riguardare anche le imprese, soprattutto quelle energivore che stanno producendo al minimo o addirittura smettono di produrre. Dopodichè bisogna intervenire a livello strutturale perché tra le conseguenze della transizione ecologica c’è anche lo sganciamento dal fossile che provoca un aumento dei costi dell’energia. Serve l’intervento dell’UE per avere spalle più robuste nel mercato globale, bisogna investire sulle rinnovabili e sul risparmio energetico”.

Secondo Oxfam la ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi. “Tutto il settore della tecnologia delle comunicazione ha registrato incrementi di fatturato enormi perché centinaia di migliaia di persone hanno utilizzato le piattaforme informatiche e i social in misure decisamente maggiore rispetto a prima della pandemia. Mentre c’erano milioni di persone che perdevano il lavoro e finivano sotto la soglia di povertà, i pochi piazzati nei settori giusti, come tecnologia e finanza, hanno avuto incrementi stellari”.

Sul governo Draghi. “Ritengo completamente favolistiche ed ingenue le visioni provvidenziali di affidamento ad un nuovo che arriva e svolta il quadro economico, politico e sociale di una grande nazione come l’Italia. Si sono create aspettative irrealistiche e pompate perché serviva mandare a casa il governo precedente. Draghi si è trovato a gestire un’emergenza pandemica che è stata assillante in questi 15 mesi di governo. Per svoltare, per dare una missione di lungo periodo ad una Nazione, c’è bisogno del concorso dei principali attori politici, economici e sociali e si dovrebbe fare con un mandato popolare visto che siamo in democrazia. Se la strategia di Draghi è quella di più concorrenza non è una grande strategia. C’è bisogno di mettere in campo dei progetti, altrimenti con i decreti da Palazzo Chigi di Super Mario non si va molto lontano”.

Secondo l’Istat nel 2019 l’11,9% dei lavoratori è in stato di povertà. “I dati sono meritoriamente frutto di un rapporto commissionato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando. E’ stata fotografata una realtà che conoscevamo. I working poor ci sono almeno da 20 anni. Il rapporto mette in evidenzia che nel settore privato sono oltre il 20%. Queste persone tendenzialmente votano poco e in Parlamento la rappresentanza politica del lavoro è sostanzialmente assente e certe questioni non entrano nell’agenda. E’ utile un salario minimo per ambiti che non hanno un contratto nazionale di lavoro. I contratti nazionali dovrebbero essere firmati solo dai sindacati più rappresentativi e dovrebbe finire la jungla dei sindacati pirata. Il dumping sociale e fiscale che arriva dal mercato unico europeo è un altro problema. Se tu continui a far competere lavoratori che guadagnano 300 euro al mese con lavoratori che ne dovrebbero guadagnare 1200, è chiaro che determini una spinta verso il basso”.

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