Cartabellotta (Gimbe): “Sorpreso dal crollo accelerato del numero dei ricoverati con sintomi e in terapia intensiva”

AgenPress. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla situazione covid. “Anche io sono sorpreso, soprattutto del crollo accelerato del numero dei ricoverati con sintomi e in terapia intensiva. Questo è l’effetto dei vaccini, del fatto che abbiamo protetto tutte le fasce più anziane. La strategia del rischio ragionato sta funzionando, perché le riaperture sono graduali e progressivamente sta accelerando la campagna vaccinale, con una buona aderenza della popolazione alle misure di prevenzione”.

Sui vaccini. “Abbiamo quasi esaurito le scorte di vaccini. Con le consegne siamo intorno a 2,9 milioni di dose alla settimana, quindi la famosa invasione di vaccini al momento non c’è”.

Su chi rifiuta il vaccino. “Questa potrebbe essere la futura problematica riguardo alla campagna vaccinale. C’è ancora una percentuale di anziani che non è vaccinato. Bisogna pensare a delle soluzioni integrative, non solo con l’adesione volontaria, ma anche con la chiamata attiva, così si saprà anche se chi non si vaccina non riesce oppure non vuole. L’obbligo di vaccinazione non so se sia in linea con la Costituzione, ed è comunque difficile legarlo ad un obiettivo specifico, ai tempi del decreto Lorenzin l’obbligo era legato alla frequentazione scolastica. Si potrebbe dare qualche vantaggio in più ai vaccinati, le strategie possono essere diverse, ma bisogna pensarci adesso. Il green pass è un’inevitabile soluzione a quelle che sono una serie di criticità. Aspettiamo una serie di dettagli ulteriori”.

Sul nuovo sistema a colori delle Regioni. “Questo sistema andrà in parallelo con quello esistente fino a metà giugno. L’unica grande criticità che intravedo nel nuovo sistema è che si basa sul numero di casi per 100mila abitanti sarebbe più corretto associarlo ad un numero minimo di tamponi fatti, perché se uno fa meno tamponi identifica meno casi. Dobbiamo decidere se riprendere il tracciamento oppure continuare con una strategia di mitigazione e guardare soprattutto al numero di ospedalizzazioni”.

 

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