Claudio Signorile “Il Sud diviso perde tutte le battaglie. L’unica soluzione è un Mezzogiorno federato”

AgenPress. Intervista esclusiva a Claudio Signorile. Presidente di “Mezzogiorno federato”, già parlamentare socialista e ministro dei Trasporti.


Signorile, perché avete fondato “Mezzogiorno federato”?

Siamo partiti, ed è passato ormai un anno e mezzo, da una considerazione concreta. Le regioni meridionali, così come stanno adesso, divise, spappolate, ciascuna solo per sé, perdono tutte le battaglie, legate sia alle infrastrutture grandi e piccole sia alle risorse finanziare e alle strategie istituzionali. Occorre, quindi, unificare il mezzogiorno con il metodo della federazione, non modificando la Costituzione ma utilizzandola. Come sa, l’articolo 117 della nostra carta costituzionale prevede i poteri delle Regioni e la possibilità di una loro federazione. La cosa più bella e importante di “Mezzogiorno federato” è che c’è davvero tutto il Mezzogiorno, dall’Abruzzo alla Sicilia. Non era mai avvenuto. La sua matrice non è né separatista né di contestazione, ma esclusivamente politica e strategica. Per parlare chiaro e farci capire, per noi un punto fondamentale è il Ponte sullo Stretto. Un altro la sanità territoriale, quella di cui si parla sempre e non si realizza mai. Quella, che dovrebbe essere lo strumento principale nella battaglia contro il Covid. La nostra è una strategia lineare, che sta incontrando molta attenzione e molta comprensione non tanto nelle istituzioni, quanto nella realtà e negli interessi concreti. L’obiettivo è il consolidamento di una federazione non esterna al Paese. Non è in discussione l’unità d’Italia, ma l’unità del Mezzogiorno. Dalle Regioni divise a un’unica realtà, che opera in maniera concorde e unitaria.

Signorile, quale è stata la sua reazione di fronte alla denuncia dell’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, che ha scoperchiato il vaso marcio di una giustizia malata fin nelle sue viscere?

Chi, come me, stato in politica per tanto tempo certe cose non poteva ignorarle. Molto di quanto dice Palamara è vero e noi ne eravamo a conoscenza. Tutti quelli che impropriamente vengono chiamati gli addetti ai lavori o che avevano  un ruolo di responsabilità sapevano dei processi non completamente trasparenti all’interno della magistratura e del modo in cui si formavano le cordate che davano vita alle nomine e agli incarichi. Io non sono, quindi, rimasto né sorpreso né sbigottito. Quello che mi ha sinceramente sorpreso è stata la reazione, assolutamente priva di logica. della magistratura organizzata, che si è in un certo limitata a demonizzare Palamara, trasformando quello che doveva essere gestito come un problema di pulizia e di riorganizzazione della struttura in un problema di altra natura. Un’altra natura che ancora non riesco interamente a capire. C’entra poco la politica, quella vera. C’entrano molto gli interessi di gruppi e sottogruppi che nella magistratura avevano messo radici.

Come sa, Palamara vuole portare la sua battaglia in Parlamento e, a questo scopo, si è candidato alle elezioni suppletive per la Camera dei Deputati nel collegio romano di di Primavalle. I Cinquestelle,che in quel collegio avevano stravinto nel 2018, non hanno presentato un proprio candidato e dovrebbero, nelle intenzioni del neo leader Giuseppe Conte, votare il segretario romano del Pd Andrea Casu… Capisco il ragionamento e lo sforzo che fa Palamara per farsi eleggere in Parlamento. Faccio, come sempre in vita mia, il pendolare fra Roma e Taranto. Per quanto capisco della situazione romana, le probabilità di una sua vittoria ci sono. Che il voto grillino possa convergere su una figura contro, quale è quella che Palamara sta in questo momento assumendo, è un’eventualità realistica.  Mi faccia aggiungere, però, una cosa.

Prego…

Non si deve, però, pensare che il parlamentare eletto risolva i problemi. L’esperienza di trenta anni di Parlamento mi ha insegnato che il singolo parlamentare conta molto poco. Conta molto, invece, una campagna di opinione mirata. Conta la capacità più ampia di costruire un consenso diffuso, limpido, con degli obiettivi chiari e concreti. Di tutto questo, che non mi pare stia avvenendo, ci sarà eventualmente bisogno. La sola elezione non basta. Non è mai bastata.

di Antonello Sette (SprayNews.it)

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