Coronavirus. Agonia delle Partite Iva. Misure governative colossale presa in giro

Agenpress – L’emergenza economica per milioni di Partite IVA prosegue parallelamente a quella sanitaria. Il governo ha letteralmente preso in giro una categoria di lavoratori che contribuisce con le proprie tasse al finanziamento della spesa pubblica. Il contributo una tantum di 600€ per il mese di marzo, varato dal governo è una vera e propria elemosina di Stato. Che valore danno il M5S e il PD ai milioni di partite Iva che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo italiano?  PMI formate spesso da giovani padri e madri di famiglia, a cui viene monetizzata una cifra  inferiore a quella del reddito di cittadinanza.

Azione Civile e il suo Presidente Antonio Ingroia è per la tutela del lavoratore autonomo, riteniamo che il contributo di soli 600 euro sia un obolo che offende la dignità di milioni di lavoratori.

Lo Stato ha diviso le PMI in due categorie:  quelle che possono continuare ad operare e quelle che sono state oggetto dei provvedimenti di chiusura per garantire il distanziamento sociale in tempi di coronavirus.

La gran parte delle imprese che hanno continuato a lavorare hanno visto drasticamente ridotto i ricavi, creando una riduzione della liquidità necessaria a coprire i costi fissi, visto che quelli variabili spariscono insieme alle vendite. Per le imprese che hanno dovuto chiudere la situazione è ancora peggiore perché i guadagni si sono letteralmente azzerati, ma le spese fisse come affitto, gestione e corrente continuano ad arrivare puntali e senza sosta.

Il Governo, col Decreto legge dell’8 aprile 2020, ha in maniera pomposa annunciato misure per il sostegno alla liquidità delle imprese, il Premier Conte parlava di miliardi di euro, prima 200 poi 400 e poi addirittura 750. “Una potenza di fuoco mai vista” ha affermato in diretta televisiva, alla realtà dei fatti si è rivelata una sonora presa in giro verso le P. IVA. Il governo avrebbe dovuto immettere reale liquidità a fondo perduto nei conti correnti delle imprese, invece si è limitato ad annunciare la possibilità per le P. IVA di indebitarsi ulteriormente in un momento di grave crisi, attraverso un prestito fino ai 25 mila euro, con il beneplacito dello Stato. 

Azione Civile ci tiene a ricordare che le PMI italiane sono le più tartassate d’Europa e contribuiscono al gettito totale con una quota del 15%. Le aziende italiane pagano oltre 105 miliardi di euro di tasse all’anno,con una pressione fiscale che raggiunge il 60%.

Uno Stato serio e solidale avrebbe  bloccato le tasse per tutto il 2020 sostenendo le aziende che si ritrovano sull’orlo del fallimento. La chiusura delle aziende significa il licenziamento di milioni di lavoratori che andranno a pesare sul sistema sociale. Imporre come soluzione un debito domani per pagare quelli di oggi è inammissibile. Il governo si troverà in queste settimane a dover rispondere alle domande provenienti dal mondo delle P. IVA. Cosa farà di concreto per i commercianti che si trovano affitti arretrati, tasse da pagare e mancati incassi di settimane? Il Covid-19, oltre che aver scoperchiato il vaso di pandora sulla malasanità, ha fatto emergere che in questo Paese esistono cittadini di serie A e di serie B. Se poi pensiamo al decreto “Cura Italia” le P. IVA diventano cittadini di serie Z.

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