Coronavirus. L’App Immuni sarà a base volontaria. Due requisiti, sicurezza e privacy

Agenpress –  Sulla app Immuni “i capigruppo di maggioranza e minoranza saranno costantemente informati e io stesso mi riservo di riferire alle Camere”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato.

Il governo punta al “rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti esistenti e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie. L’applicazione sarà offerta su base volontaria, non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni o pregiudizi”.

La App risponderà a due requisiti fondamentali: la sicurezza e la privacy,  ha garantito il commissario Domenico Arcuri in conferenza stampa sottolineando che i dati anagrafici e sanitari dei cittadini dovranno essere conservati su una “infrastruttura pubblica e italiana”. “La privacy e la riservatezza dei dati – ha aggiunto – è un diritto inalienabile ed irrinunciabile”. Dunque “non sarà da parte mia possibile allocare queste informazioni in un luogo che non sia un’infrastruttura pubblica e italiana”, ha detto ancora, spiegando che non sarà obbligatoria, smentendo alcune notizie di stampa uscite nei giorni scorsi. “Ho letto che noi avremo in testa di rendere obbligatoria la App per i cittadini, questa è una farsa – ha aggiunto – La app sarà e resterà volontaria”.

L’App è stata proposta e accettata tra 319 proposte arrivate al Ministero dell’Innovazione e ministero della Salute, congiuntamente all’Istituto Superiore di Sanità, dalla Bending Spoons (una spa partecipata, oltre che dagli italiani Luigi Berlusconi e Gianni Tamburi, dalla holding di investimenti della famiglia Psi/Chang di Hong Kong).

Il 17 aprile il Commissario Arcuri ha firmato l’ordinanza con la quale si dispone “di procedere alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito” con la società prescelta.

Va rilevato che la Bending Spoons fa parte di un consorzio privato (PEPP-PT), con sede in Svizzera, nel quale spicca la presenza di varie università tedesche, ad esempio, ma non di analoghe istituzioni italiane; a suo supporto opera la svizzera Fondazione Botnar, aderente a una rete denominata SwissFondations, a sua volta vigilata dal Dipartimento degli Interni della Repubblica Elvetica;

Advertising

Potrebbe Interessarti

Ultime Notizie