Coronavirus. Su allentamento misure di contenimento, Galileo Violini, Centro Internacional de Física, Bogotá

Agenpress – L’epidemia che si è sviluppata in Italia a partire dal 21 febbraio arriva oggi ad una prima importante svolta, con l’atteso alleggerimento delle misure di controllo e contenimento.

L’esigenza di riavviare l’economia di fronte a una prevista severa riduzione del PIL è innegabile e le nuove misure vanno nella direzione auspicata da molti.

Questo non esime dal fare un bilancio della situazione così come si presenta oggi, con il fine di verificare la ragionevolezza della scelta del momento, ed anche di indicare quali sono gli elementi di rischio il cui sviluppo andrà seguito per valutare se e quali correzioni apportare alle nuove misure.

Tra i molti indicatori che si possono analizzare, uno è particolarmente adeguato in questa fase, il numero di contagiati confermati attivi, cioè la somma dei ricoverati in ospedale, eventualmente in terapia intensiva, e dei confinati in casa in quanto positivi. È evidente che la condizione ideale sarebbe che tale numero fosse zero e che così si mantenga per un periodo sufficientemente lungo (anche se il riapparire proprio oggi di casi in Vietnam mostra che tale sicurezza ha comunque valore limitato).

Se si dà una tale condizione diminuisce altresí la rilevanza di una delle grandi indeterminazioni di questa pandemia, la presenza di soggetti contagiosi, ma non sintomatici. Infatti il permanere dell’assenza di casi attivi sarebbe indizio forte dell’essere limitato il numero di contagiosi asintomatici.

Questo comunque non dovrebbe esimere dall’impegno di identificazione di tali casi. L’unico metodo statisticamente significativo è attraverso test di tamponi applicati a campioni assolutamente casuali di popolazione (per esempio estratti per sorteggio dalle liste elettorali). Tali test potrebbero anche essere effettuati con una scelta non casuale dell’universo da cui sorteggiare, che potrebbe corrispondere a una regione, provincia, città o quartiere ed essere eventualmente utilizzati per regolamentare i movimenti interregionali.

Questo naturalmente andrebbe eseguito nel quadro dell’art.14 e nel rispetto dell’art.13 della Costituzione.

In Italia dall’inizio della pandemia sono stati confermati 210717 casi, di cui sono attivi nel senso detto 100179. E in corso di pubblicazione un’analisi dell’evoluzione temporale dei casi attivi realizzata in collaborazione con Behrouz Pirouz. Un risultato parziale di tale analisi è che i dati di contagi attivi dal 21 di marzo al 3 maggio sono ben rappresentati, sia a livello nazionale che regionale, da una parabola,

y= a x2+ b x + c

Il coefficiente R2 di tali analisi è nella grandissima parte dei casi maggiore di 0.98, il che indica che la riproduzione dell’andamento temporale dell’indicatore è eccellente. A titolo di esempio, presentiamo in figura il caso del Lazio, per il quale R2=0.9983.

Ovviamente, non ci si può attendere un simile andamento per tutte le regioni. Occorre tener presente che la stessa raccolta dei dati può presentare irregolaritâ, legate a episodi accidentali irrilevanti a scale maggiori. Di fatto in tre casi l’andamento parabolico non permette di ottenere buoni valori di R2. Si tratta di Bolzano (R2=0.86), Friuli-Venezia Giulia (R2=0.73), e Marche (R2=0.54). Le cause  non sono evidenti. Nel caso di Bolzano, si può osservare che i contagi attivi tra l’11 e il 23 aprile furono circa 200 in più di quanto si estrapolerebbe dai periodi precedente e successivo e nel caso del Friuli-Venezia Giulia, si osservano significative fluttuazioni. Il caso delle Marche è interessante perché  negli ultimi giorni pare osservarsi un aumento accompagnato da una deviazione dal possibile andamento parabolico (vedi figura).

Questo non ha impedito analizzare l’evoluzione dell’indicatore, assumendo anche in questi casi un andamento parabolico, essendo per altro ovvio che i risultati ottenuti per queste regioni sono affetti da maggiore incertezza.

La parametrizzazione usata permette stimare quando si azzererebbe il numero dei casi attivi. Tale stima non deve essere sopravvalutata per varie ragioni. In primo luogo si tratta di un’estrapolazione, e non di un modello basato su teorie epidemiologiche, ma sopratutto non si deve sottovalutare che l’alleggerimento delle misure e la possibilità, sia pure condizionata di movimenti interregionali, implicano che nei prossimi giorni la realtà sociale sarà differenta da quella del periodo in cui sono stati raccolti questi dati. Sebbene non sia possible prevedere come questo cambiamento modificherà il comportamento degli indicatori che confluiscono nel numero dei contagi attivi è tuttavia chiaro che seguire questo indicatore nei prossimi giorni sarà essenziale per comprendere e valutare l’effetto delle nuove misure.

Abbiamo stimato il giorno in cui il fit prevede l’azzeramanto dei contagi attivi utilizzando i dati dal 21 marzo fino al 30 aprile, al 2 e al 3 maggio. Per quasi tutte le regioni Il risultato è stabile e comunque in quelle in cui si ha una variazione questa non passa i due-tre giorni. Sottolineando ancora una volta che con un tale metodo non si può aspirare a predire IL giorno, ma solamente avere una buona aprossimazione di quando il problema in quella regione potr`considerarsi superato, raggruppiamo i risultati per settimana:

4-10 maggio: Umbria e Valle d’Aosta

11-17 maggio: Basilicata, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna

18-24 maggio: Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Sardegna, Toscana e Veneto

1-7 giugno: Abruzzo, Liguria, Marche e Sicilia

8-14 giugno: Lazio

15-21 giugno: Puglia

30 giugno-14 luglio: Piemonte e Lombardia.

Questa analisi conferma che il momento per alleggerire le misure di contenimento dell’epidemia è coerente con il suo sviluppo e che con buona probabilità in circa un mese in buona parte del paese la situazione dovrebbe essere accettabile.

Non può perô sfuggire quale sia il maggiore elemento di rischio, una differenza della situazione in alcune regioni che non può  essere disgiunta dalle popolazioni relative. In Piemonte e Lombardia, la cui popolazione è quasi il 25% della popolazione italiana, si annovera il 52% dei contagi attivi, e presumibilmente intorno al 50 % degli asintomatici. Questo suggerirebbe accompagnare soprattutto in tali regioni le misure con i test casuali cui ci riferivamo.

In generale ovviamente non si debe pensare che il problema è superato. I casi di recidiva e il dato del Vietnam impongono cautela nelle azioni da intraprendere, non dimenticando che il virus non conosce frontiere né calendari.

 

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