Covid. Un barboncino entra in ospedale per aiutare la sua “mamma umana”

AgenPress – “Per la mamma è il quinto figlio. Lei ama tutti gli animali ma con lui ha un rapporto simbiotico. Se esce da sola per fare la spesa, Whiskey si mette a piangere. Adesso sta con me ma i primi tre giorni non ha né mangiato né dormito”, ha spiegato una delle figlie dell’anziana paziente che si chiama Carolina e vive in un piccolo paese del Casentino.

Ricoverata da una decina di giorni nel reparto di pneumologia dell’ospedale San Donato di Arezzo, la donna non migliorava.

Ha potuto rivedere il suo cane, un barboncino di nome Whiskey, facendo registrare anche un miglioramento nelle sue condizioni psicologiche e anche fisiche. A raccontare l’esperienza la stessa Asl il cui personale sanitario ha reso possibile l’incontro tra l’anziana e il suo cane.  Così il primario Raffaele Scala ha deciso di farla incontrare con il suo barboncino. Il personale sanitario ha portato Whiskey, con tutte le precauzioni, fino al letto della donna che, intubata, ha potuto comunque chiamare il cane.

L’idea di portare Whiskey è della psicologa Asl, la quale ha spiegato che aveva “parlato con le figlie e mi avevano descritto la passione della mamma per gli animali. Le ho chiesto di inviarmi le foto del cane e, su un tablet, le ho fatte vedere alla signora Carolina. La reazione emotiva è stata fortissima e ne ho parlato con la caposala”, Manuela Caneschi. La quale non ha avuto dubbi: “Mi sono chiesta perché solo la foto e perché non consentirle di incontrare il suo cane. Abbiamo parlato con Scala e poi ci siamo messi d’accordo con le figlie. Una di loro ha portato Whiskey. Noi lo abbiamo avvolto nella tela di copertura dell’ecografo e l’abbiamo portato al letto della paziente. Lei, quando lo ha visto, ha detto: amore, vieni qui”.

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