Crepet (psichiatra): “Lockdown per anziani? Già averlo detto nel modo in cui è stato detto fa venire i brividi”

AgenPress. Lo psichiatra Paolo Crepet è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla proposta di un lockdown per gli anziani. “Già averlo detto nel modo in cui è stato detto fa venire i brividi. Il rispetto dell’umanità deve venire prima di tutto. Io ho scelto di fare medicina perché mi piacevano le persone, quelle di tutte le età. Nella vita ho scoperto che le persone anziane mi hanno insegnato molto di più dei giovani. Gli abbiamo dato anche le chiavi del potere. Non è colpa mia se i quarantenni hanno fatto dei disastri, se il problema è chi fa più danno non sono certo i 70enni. Mi rivolgo a Toti, che due mesi e mezzo fa ha invitato un signore che gli ha costruito un ponte a Genova e che ha più di 80 anni, si chiama Renzo Piano. L’architetto Renzo Piano secondo il presidente della Liguria dovrebbe stare a casa? Chi lo va a dire al presidente Mattarella che non può più uscire. E’ una follia, un’idiozia, vuol dire non avere il cervello. Non ci sarebbe la Cappella sistina se fosse stato valido questo principio. Produttività? Io ho lavorato per anni con gli artigiani, veramente c’è qualcuno che pensa che non ci siano artigiani padroni di botteghe e di aziende straordinarie e che siano in età avanzata? Anche Enzo Ferrari non poteva sentire il carburatore perché doveva stare a casa con la filippina. Ho l’impressione che ci sia un abbassamento dell’intelligenza in generale. E’ una demenza digitale. A forza di scrivere tweet alla fine il cervello si atrofizza”.

Sull’ipotesi di un nuovo lockdown nazionale. “E’ come la ricaduta. Quando eravamo ragazzi e facevamo gli scemi uscendo dopo soli due giorni di febbre e c’era la ricaduta. I nostri genitori giustamente ci davano degli imbecilli. In questa situazione c’è un misto di sensi di colpa, nel senso che abbiamo capito che non è tutta forza del virus, è anche debolezza nostra perché abbiamo fatto di tutto perché il virus tornasse. Conte? La sua è una comunicazione da incubo, se un giorno mi dici una cosa e un altro giorno ne dici un’altra… Io credo che il governo debba rispettare i cittadini. Ci devono dire che cosa si farà non adesso, ma che cosa si farà dal 10 dicembre alla fine dell’anno. E questo non lo dice nessuno. Che facciamo, vogliamo fare scatenarci a capodanno e fare come abbiamo fatto questa estate? La comunicazione deve essere chiara, univoca e coerente. Se vuoi essere primo ministro devi essere autorevole, anche nel dare brutte notizie, come un medico. Non c’è cosa peggiore che guardare un paziente e dire: mah, vedremo, aspettiamo un’altra settimana… Ma tu non dormi per quella settimana perché hai avuto una comunicazione imbarazzante. Ma quale sereno Natale? Sereno de che? Diciamole le cose. Questa cosa non finirà con i dpcm, finirà con la distribuzione popolare dei nuovi farmaci e ci vorranno mesi, e con la distribuzione del vaccino. Certe misure dovremo tenerle fino a quando non ci saranno le terapie, non prendiamo in giro quei poveracci dei ristoratori, ecc… Ma perché qualcuno non si è dimesso? Ci sono delle responsabilità chiare e tonde, penso che tutto il settore sanitario, e non parlo solo del ministro, ha fatto acqua perché non sono state fatte le cose che bisognava fare quando c’era il tempo. Quota 100 ha mandato in pensione centinaia di medici, chi l’ha fatta Quota 100?”.

Sui negazionisti. “Purtroppo la curiosità mi fa andare a vedere quello che scrivono questi mononeuronici che ci sono in giro e impallidisco. Neanche questa seconda ondata ci ha reso un po’ più umili, più capaci di ascoltare l’opinione dell’altro”.

Sulla vulnerabilità dell’essere umano. “Al di là dell’emergenza covid, ho sempre sperato che la vulnerabilità non fosse intesa come un difetto, ma come una grande opportunità. L’ha detto proprio ieri una persona che non ti aspetti, il tennista Nadal. Ripercorrendo la sua vita, ha raccontato di una grande difficoltà da ragazzino, quando gli avevano detto che avrebbe dovuto lasciar perdere il tennis e da quella vulnerabilità lui si è costruito ed è diventato il numero uno. Nella biografia di tutte le persone che hanno fatto grandi cose, artisti, grandi politici, economisti, c’è stato il dolore. Chi non ha conosciuto il dolore è un imbecille di cui non fidarsi neanche per andare a prendere un caffè”.

 

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