Csm. Davigo: “nulla di irrituale” su consegna verbali segreti da parte del pm Storari

AgenPress –  “Non c’è stato nulla di irrituale”, dice  Piercamillo Davigo  sulla vicenda del pm milanese Storari che per “autotutela” si rivolse a lui come “consigliere del Csm che conosceva”, perché in procura non gli consentivano di procedere all’iscrizione delle notizie di reato scaturite dai verbali dell’avvocato Pietro Amara, e gli portò quelle carte.

“Cosa deve fare un pm se non gli fanno fare ciò che deve, cioè iscrivere la notizia di reato e fare indagini per sapere se è fondata?” dice Davigo, per il quale non c’è stata nessuna violazione del segreto con la consegna a lui dei verbali, perché “il segreto non è opponibile ai consiglieri del Csm”.

Per circa sei mesi, tra fine 2019 e maggio 2020,  Paolo Storari avrebbe chiesto ai vertici dell’ufficio della Procura, anche per iscritto, di effettuare delle iscrizioni nel registro degli indagati per andare a verificare le dichiarazioni dell’avvocato siciliano Piero Amara, indagato anche nell’inchiesta sul cosiddetto ‘falso complotto Eni’ e che in più verbali ha parlato pure dell’esistenza di una presunta loggia segreta ‘Ungheria’.

Nello specifico Piero Amara fu  indagato per i depistaggi dell’inchiesta Eni e per vari episodi di corruzione di giudici, 2 anni e 8 mesi di patteggiamento, coinvolto anche nelle vicende che vedono indagato l’ex pm di Roma Luca Palamara.

Amara viene sentito nel dicembre 2019 dall’aggiunto Laura Pedio e dal sostituto Paolo Storari nell’ambito delle indagini sui depistaggi nel processo Eni-Nigeria. In quei verbali Amara parla dei suoi rapporti con politici, imprenditori e magistrati, che avrebbero chiesto aiuto per ottenere promozioni: nei verbali “segretati”, cioè non depositati dai pm milanesi in alcun procedimento, c’è anche il nome dell’ex premier Giuseppe Conte, con Amara che rivela di essere membro di una presunta loggia massonica, chiamata ‘Ungheria’, di cui farebbero parte numerose toghe, tra cui l’ex consigliere del Csm Sebastiano Ardita, membro della ‘corrente’ davighiana Autonomia & Indipendenza.

Come riporta Il Riformista “Quei verbali finiscono a giornali e ad altri magistrati. In particolare il plico contenente le parole di Amara finisce nell’ottobre 2020 a giornalisti del Fatto Quotidiano e di Repubblica: entrambi i quotidiani informano della vicenda rispettivamente la Procura di Milano e di Roma, pensando di essere finiti al centro di una attività di dossieraggio.

Liana Milella e Antonio Massari, i giornalisti che ricevono il plico anonimo, non sanno ancora che nell’aprile 2020 quegli stessi verbali sono finiti nelle mani di Piercamillo Davigo, ormai ex consigliere del Csm (andato in pensione tra mille polemiche e ricorsi), consegnati dal sostituto Paolo Storari, che lo avrebbe fatto come atto di “autotutela” da possibili conseguenze disciplinari per comportamenti che, nel trattamento di quei verbali, riteneva non corretti da parte dei vertici della Procura di Milano. Un gesto che rientra nella divergenza di vedute tra Storari e gli altri magistrati milanesi, col primo che spingeva per iscrizioni nel registro degli indagati e Greco, De Pasquale e Pedio che non lo ritenevano opportuno”.

 

 

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