Egitto. Nuovo interrogatorio per Patrick Zaki. Ong, minacciato e torturato con percosse e scosse elettriche

AgenPress – La Procura suprema per la sicurezza dello Stato nel quinto regolamento ha tenuto una nuova sessione investigativa con Patrick George Zaki, studente laureato all’Università di Bologna e ricercatore presso l’Iniziativa egiziana per i diritti personali. L’accusa aveva convocato Zaki per completare le indagini con lui prima il 13 luglio 2021, un anno e mezzo dopo il suo arresto all’aeroporto del Cairo nel febbraio 2020.  

Nelle due sessioni, l’indagine si è limitata alla storia della ricerca di Patrick mentre lavorava per l’Iniziativa egiziana per i diritti personali, oltre a confrontarlo con le foto di un account Facebook che l’accusa gli ha attribuito senza prove tecniche.

Durante il completamento delle indagini ieri, l’accusa lo ha confrontato per la prima volta con articoli che lei sosteneva che Zaki avesse scritto tra il 2013 e il 2019, senza prove a sostegno della sua affermazione. Anche assumendo la validità di queste accuse, sono solo la prova di un individuo che esercita il suo diritto fondamentale di ricercare, esprimere e difendere i diritti umani. 

Su di essa, tuttavia, l’accusa ha basato le accuse affrontate ieri nella sessione investigativa, quali: “partecipazione ad un gruppo terroristico con cognizione di causa, diffusione di notizie false all’interno e all’esterno e utilizzo di un account elettronico per commettere i due precedenti reati, “senza specificare quel gruppo o le finalità con cui ha partecipato. L’imputato”, che è ciò che di solito ha fatto la Procura suprema per la sicurezza dello Stato negli ultimi anni.

Queste due sessioni investigative sono arrivate 581 giorni dopo l’arresto di Patrick George Zaki all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020. A quel tempo, era in viaggio per trascorrere una breve vacanza con la famiglia e gli amici al Cairo mentre studiava per un master all’Università di Bologna in Italia. 

Dopo il suo arresto, Patrick Zaki ha trascorso un’intera giornata in detenzione illegale da parte della Sicurezza Nazionale; Poi è stato trasferito più volte tra la sede della Sicurezza Nazionale al Cairo e Mansoura, dove è stato minacciato e torturato con percosse e scosse elettriche mentre gli veniva chiesto della natura del suo lavoro e delle sue attività. Poi è comparso per la prima volta per conto della Procura di Mansoura, che ne ha disposto la detenzione per quindici giorni in attesa di indagine, sulla base di un falso verbale di arresto in cui il ministero dell’Interno sosteneva che fosse stato arrestato in un agguato nella città di Mansoura il lo stesso giorno dell’inchiesta. 

Da allora, la custodia cautelare di Zaki è stata rinnovata periodicamente, senza alcuna considerazione per la mancanza di giustificazioni per la custodia cautelare, o alcuna preoccupazione per le sue condizioni di salute che lo rendono più vulnerabile all’infezione da Corona virus. La sua custodia cautelare diventa una punizione senza indagine né diritto alla difesa. 

L’Iniziativa egiziana teme che le due nuove sessioni di indagine servano da preludio al rinvio a giudizio di Zaki, come accaduto nei mesi scorsi con altri ricercatori e opinion writer. Se questa previsione è vera, allora quel rinvio sarà basato su accuse inventate che non sono vere, basate su un falso verbale di sequestro e senza prove tecniche che confermino il rapporto di quei conti con Zaki. Questo rinvio avverrà anche alla luce del fatto che la Procura suprema per la sicurezza dello Stato ha ignorato le ripetute richieste di Patrick, sia controllando le telecamere di sorveglianza all’aeroporto del Cairo per confermare la falsificazione del rapporto di arresto, sia dimostrando che è stato intimidito, minacciato e torturato con percosse e scosse elettriche per mano delle forze di sicurezza nazionali.

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