Fatebenefratelli di Erba: “Covid in autunno? Noi ci prepariamo”

AgenPress. Rassicurare i parenti che nessun paziente sarebbe stato abbandonato a se stesso, non portare il virus a casa, riuscire a limitare al massimo il contagio del personale sanitario… e poi la difficoltà di reperire medici e infermieri, la capacità di fare network: la preoccupazione di non farsi cogliere impreparati da un eventuale replay dell’emergenza, in autunno.

Il dottor Luca Guatteri, primario della Terapia intensiva e Rianimazione dell’Ospedale Sacra Famiglia – Fatebenefratelli di Erba (Como) parla di questi mesi drammatici.

«La nostra Terapia Intensiva – racconta – è ormai da qualche anno una Terapia Intensiva “aperta” e quindi tutta l’equipe medico-infermieristica ha l’abitudine al confronto costante con i parenti: in questi mesi ci siamo dovuti abituare a comunicazioni telefoniche spesso drammatiche in merito alle condizioni cliniche dei degenti.

Abbiamo dedicato svariate ore al giorno per informare telefonicamente i parenti cercando di rassicurarli che nessun Paziente veniva abbandonato a se stesso. Se mi chiede quale sia stato l’aspetto peggiore di questa pandemia, non ho dubbi a risponderle che è stato sicuramente questo: l’impossibilità di far entrare in reparto i parenti, parlare con loro di persona e fargli visitare i propri cari.

A tutta la fatica fatta giorno per giorno in Ospedale, di cui peraltro ci accorgiamo solo ora, va aggiunta la paura di non portare il virus con noi fuori dall’Ospedale e quindi a casa con i nostri cari». Il reparto è stato tra quelli con il tasso più basso di contagi tra i sanitari: «E’ stato possibile grazie a due fattori determinanti: la disponibilità di DPI e l’attenzione manicale al loro utilizzo. Il rifornimento costante di maschere, camici, visiere è stato frutto del lavoro di tutta le persone che il nostro Ente ha dedicato al costante, seppur estremamente difficoltoso, approvvigionamento, sia nella sede centrale che qui a Erba e alla generosità di tante persone che hanno donato sia economicamente che direttamente i presidi.

La comunità di Erba e dintorni si è attivata per il “suo” Ospedale e noi non possiamo che essere grati a tutte queste persone» sottolinea. L’Ospedale di Erba si è adoperato per entrare a far parte di studi multicentrici che sperimentavano l’utilizzo di farmaci dedicati, in epoca pre-pandemica, alla cura di altre patologie compresa tra le altre l’ozono-terapia. La carenza di Medici ed in particolar modo, la carenza di Specialisti in Anestesia e Rianimazione, è stato ed è ancora un problema reale.

La pandemia ha dato vita ad un vero e proprio network di Terapie Intensive lombarde. Per l’immediato futuro, osserva, «il nostro compito è di non farci trovare impreparati: stare all’erta e preparaci al peggio anche se questo non dovesse materializzarsi. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione sullo screening dei Pazienti che giornalmente accedono in Ospedale per prestazioni ambulatoriali, prelievi o ricoveri per interventi chirurgici. La pazienza che chiediamo all’utenza è finalizzata a garantire la protezione di tutti.

L’Ospedale di Erba ha completamente atteso le indicazioni di Regione Lombardia nel garantire percorsi separati e screening dei Pazienti. Posso dire orgogliosamente che grazie al lavoro di tutti, ad oggi, non abbiamo documentato neanche un caso di Pazienti che hanno contratto l’infezione all’interno dell’Ospedale».

 

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