Femminicidi: “Curare i carnefici, per salvare le vittime”

AgenPress. Finalmente si parla di uomini maltrattanti. Finalmente un 25 novembre con un focus sull’uomo maltrattante. Finalmente si sta prendendo coscienza che per ridurre i casi di femminicidio bisogna intervenire anche sugli autori. Che dobbiamo far curare i carnefici, soltanto così si potranno salvare le vittime. In tanti, negli ultimi anni, hanno rifiutato l’idea che il maltrattante sia da educare o curare.

Lo vado dicendo dal 2009 anno in cui a Firenze fu istituito Centro per uomini maltrattanti (CAM) che tra gli obiettivi aveva quello di agire sui comportamenti maltrattanti, contribuendo alla loro individuazione ed elaborazione attraverso nuovi approcci esperienziali che andavano dall’osservazione e riconoscimento dei comportamenti maltrattanti, all’individuazione e lettura dei fattori che influenzano negativamente il comportamento maschile. Le risposte nel corso di questi anni, salvo qualche rarissimo caso, sono state gelide. Ora finalmente la presa di coscienza. Bene meglio tardi che mai.

Oggi 25 novembre si celebra la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Una violenza con radici complesse, culturali, economiche e sociali, che i ripetuti interventi legislativi nel 2009, nel 2013 e del 2019 non sono riusciti a impedire, tanto che ora viene proposta una quarta legge contenente un pacchetto di misure che puntano a una maggiore protezione della donna vittima di violenza e finalmente anche interventi sull’uomo maltrattante. Da un lato, si pensa alla tutela delle donne che subiscono violenza, dall’altro a rafforzare l’efficacia delle misure sanzionatorie e interdittive. Si pensa a misure di fermo più efficaci per gli autori delle violenze e una protezione per le vittime a nuovi interventi economici per centri antiviolenza e case rifugio.

Appare di tutta evidenza, quindi, che gli strumenti giuridici offerti finora dal legislatore con Il decreto-legge 11/2009, il decreto legge n. 93/2013 e la legge 19 luglio 2019, n. 69 (nota come Codice Rosso) sono stati importanti ma non sufficienti.
Devo dire che nessuna legge è sufficiente se non utilizzata congiuntamente alla professionalità e al sapere scientifico, da parte di tutti i rappresentanti delle Istituzioni, Amministrazioni e Enti, a vario titolo coinvolti nelle diverse fasi di prevenzione e repressione degli abusi.  Ciò vale soprattutto con riferimento alla tutela della vittima che ha denunciato la violenza e agli interventi nei confronti del maltrattante o dello stalker, quest’ultimo, in particolare, se già ammonito.

Oggi voglio contribuire a questa celebrazione con le riflessioni che vado ripetendo da anni.
Servirebbe una ulteriore azione formativa mirata che coniughi competenza ed esperienza e che si traduca in linguaggio comune, regole condivise, procedure operative. Una formazione che consenta l’interazione tra le conoscenze degli studiosi delle scienze comportamentali e l’esperienza professionale degli operatori di settore.

Sarebbe necessario rendere concrete le previsioni di legge sui programmi che hanno come obiettivo l’intervento nei confronti di maltrattanti e stalker, attraverso l’attivazione di percorsi psico-educativi e l’attività di sensibilizzazione.

Servirebbero regole severe su video ‘violenti’. Dobbiamo interrogarci su quali conseguenze possano determinare il linguaggio e le immagini di determinati cartoni e videogiochi il cui obiettivo è uccidere e ancora uccidere. Il concetto di violenza assistita ci dimostra come l’esposizione alla violenza su figure di riferimento crei traumi profondi e duraturi. Un bambino che ha subito un trauma o assistito a fatti di violenza, può dunque elaborare un’immagine che, da adulto, può condurlo a un comportamento e a stili di vita negativi.”

Lo scrive il prefetto Francesco Tagliente sulla pagina FB.

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