Green pass. I furbetti del Parlamento si adegueranno o si comporteranno come casta?

AgenPress – Per il Parlamento spetterà quindi agli uffici di presidenza delle due Camere stabilire le nuove regole per allinearsi al resto del mondo del lavoro. Attualmente alla Camera e al Senato si chiede il green pass a tutti (dipendenti, parlamentari ed esterni) solo per entrare in biblioteca, al ristorante o in mensa.

A breve però sia a Montecitorio che a palazzo Madama si applicheranno le stesse regole valide per il resto del Paese. La questione sarà affrontata nelle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato già nella prossima settimana.

La norma dovrebbe venire approvata senza problemi, dato che tutte le principali forze politiche presenti in Parlamento sono a favore. A partire da Pd, Italia Viva e Forza Italia, che lo chiedevano da tempo.

La bozza di dll Green pass estende così l’obbligo – e relative sanzioni -a sindaci e presidenti di Regione, nonché ai consiglieri ma non a Parlamento e Senato. Questo perché sugli organi costituzionali, come le Camere,  il governo non può intervenire dal momento che hanno autodichia, autonomia decisionale, dunque una norma dispone: “Gli organi costituzionali, ciascuno nell’ambito della propria autonomia, adeguano il proprio ordinamento”.

I tre organi costituzionali (Parlamento, Corte costituzionale e Presidenza della Repubblica), quindi in rispetto della loro autodichia, potranno “autoregolamentarsi” e “adeguarsi in coerenza”.

“Gli organi costituzionali, ciascuno nell’ambito della propria autonomia – si legge nel testo – adeguano il proprio ordinamento alle disposizioni” che prevedono l’obbligo della certificazione verde per tutti i lavoratori dal 15 ottobre.

Sì all’autodichia prevista dalla Costituzione, quindi, ma con un chiaro indirizzo sul da farsi. Toccherà ora alle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, già in calendario per la prossima settimana, esaminare la questione per quel che riguarda tutti i dipendenti. Saranno invece gli uffici di presidenza delle due Camere, che sin qui hanno via via stabilito come adattare al Parlamento le misure anti-Covid,a disciplinare l’obbligo per i parlamentari.

“Da agosto chiedo il Green Pass in Parlamento. Meno male che il governo c’è: il tempo della melina è terminato”, ha dichiarato il senatore Pd Andrea Marcucci. Sostegno alla decisione anche dal M5S.

L’estensione del green pass in Parlamento trova d’accordo anche Lega e Fratelli d’Italia. “Se la politica impone il green pass ai lavoratori, e addirittura a chi fa volontariato”, ha detto Matteo Salvini, “è ovvio che i politici devono essere i primi a rispettare queste regole, a partire dal Parlamento”.

“Noi siamo contro il green pass – ha dichiarato il capogruppo di FdI Francesco Lollobrigida – ma anche per il rispetto della legge: se il provvedimento vale per tutti, vale anche per i parlamentari. Ma io avrei preferito una scelta autonoma, e in anticipo, da parte della Camera”.

Alcuni parlamentari però annunciano battaglia contro l’obbligo del green pass all’interno di Camera e Senato. Come il leghista Claudio Borghi, che annuncia un ricorso alla Consulta.

“Siamo al punto – ha detto – che un governo ‘intima’ un provvedimento al Quirinale e alla Consulta. Che bello, ora che l’obbligo sarà esteso al Parlamento, quindi anche a me, avrò l’occasione di potere fare un bel ricorso alla Corte costituzionale”.

Sulla stessa linea la collega di partito Roberta Ferrero, la senatrice che ha organizzato a Palazzo Madama il discusso convegno sulle cure “alternative” per il Covid: “Io sono contraria all’estensione dell’obbligo del green pass a tutti i lavoratori, e siccome considero lavoratori anche i parlamentari tiri lei le conclusioni…”

“Il Parlamento accolga l’invito del governo a estendere l’obbligo di Green Pass anche a senatori, deputati e personale di Palazzo Madama e Montecitorio. È importante che il Parlamento dia l’esempio”, dicono Simona Malpezzi e Debora Serracchiani. Dello stesso avviso Maria Elena Boschi: “Ci auguriamo che la Camera si attivi subito – dice la capogruppo renziana – il luogo di rappresentanza delle cittadine e dei cittadini avrebbe potuto essere il primo a dare l’esempio, peccato”.

Annuncia battaglia anche l’ex cinquestelle Gianluigi Paragone: “Un parlamentare che non è immunizzato dovrebbe fare un tampone prima di prendere un mezzo per raggiungere Roma, poi un altro se vuole completare la settimana di impegni in Parlamento. Non ci sto, io forzerò questa regola ed entrerò lo stesso in Senato: vediamo chi mi dirà che non posso svolgere il mio mandato”.

Senza accorgersi che con l’esenzione dell’obbligo del green pass i parlamentari hanno sostanzialmente raggiunto il curioso effetto di affermare come il parlamento non sia un luogo di lavoro e che loro rispondono a logiche proprie (sono in sostanza una casta).

 

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