Libri. “La Variante DC” di Gianfranco Rotondi

STORIA DI UN PARTITO CHE NON C’E’ PIU’ E DI UNO CHE NON C’E’ ANCORA


AgenPress. I libri scritti dai politici, specie negli ultimi tempi, raramente sono memorabili, in grado cioè di sfuggire all’oblio una volta terminato il giro delle presentazioni. Tuttavia ci sono le eccezioni.

Questo di Gianfranco Rotondi, ad esempio, è di gradevole lettura, garbato nel tono e anche nei sottintesi. Dipenderà dal fatto che Rotondi non è in prima linea, ma si tiene un po’ appartato coltivando le sue nostalgie e inseguendo i suoi sogni, forse le sue illusioni.

Da convinto democristiano, fiero della sua cultura e della scuola politica da cui proviene, egli applica all’Italia di oggi, caotica e aspra, le categorie della vecchia Dc. Partito nel quale le lotte intestine erano dure, persino crudeli, ma in cui si rispettavano forme e codici del conflitto politico. In fondo è di quel mondo che Rotondi ha rimpianto, in cui peraltro i formalismi davano senso al rapporto con le istituzioni.

La Dc andava compresa nei suoi arabeschi, sia che si volesse cercare un’alleanza con i suoi personaggi più in vista, titolari di un segmento del partito ma non dell’intero Leviatano Quella nostalgia che si chiama “grande centro” partito, sia che si volesse combatterla. Di certo andava sconfitta – se tale era l’obiettivo – con le armi della politica e non nelle aule di giustizia.

Rotondi sogna una nuova Dc. Ma chissà se ci crede davvero. È troppo intelligente per non sapere che tutto è cambiato. E se la seconda, addirittura terza, Repubblica non è mai nata per via della decadenza generale del costume politico e delle classi dirigenti, immaginarsi se sia realistico tornare alla prima.

Detto questo, è ovvio che il libro occhieggia a chi vuole costruire un “grande centro”, erede della tradizione a cui l’autore è affezionato: non sarà magari “il partito che non c’è ancora”, come suggerisce il titolo, ma è qualcosa che potrebbe assomigliargli. Il problema è che finora – e parliamo di anni – gli sforzi messi in atto non hanno avuto successo. Per una serie di ragioni sui quali si ragiona, ma principalmente perché mancano i voti. Per cui la nostalgia di Rotondi si volge al piano B: trascinare verso il centro Forza Italia e staccarla dai “sovranisti”. E oggi questo è un traguardo più a portata di mano.

di Stefano Folli (La Repubblica)

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