M5S. Di Battista, dovevo entrare al governo, ma il PD disse “no” ed entrĂ² la Boschi

AgenPress –  “Se farĂ² il politico 24 ore su 24? Se dagli Stati Generali del M5S dovesse uscire una linea maggioritaria” diversa, “e che rispetterei, evidentemente prenderei delle altre strade”.

Lo ha detto Alessandro Di Battista, durante la registrazione di ‘Accordi e Disaccordi’, il talk politico condotto da Andrea Scanzi e Luca Sommi sul Nove.  “Io non ho degli incarichi di governo, per quanto mi riguarda la politica significa solo Movimento 5 Stelle. Per ora è inutile fare una politica dei se e dei ma”.

“Luigi Di Maio mi chiese di entrare nella squadra di governo. Avevo delle perplessitĂ , ma dissi: ‘D’accordo per il bene del Movimento, lo faccio’. Poi ci fu un veto del Pd e mi dissero che doveva entrare anche la Boschi”.

“Mi venne detto che il Pd aveva posto un veto sulla mia persona, il che tra l’altro neanche mi dispiacque. Inoltre posero la condizione che se fossi entrato io, doveva entrare anche la Boschi”. “Allora risposi, solo per il bene del Movimento: ‘Se deve entrare anche la Boschi, sarebbe un disastro, mi faccio da parte’. Luigi (Di Maio ndr) mi disse: ‘Anche questo ti fa onore’. Per cui anche la litania per la quale non mi voglio mai sporcare le mani, non voglio mettermi in gioco, non è corretta”.

Se mi interessa che questo governo prosegua? “Assolutamente sì”ha detto ancora. “Per quanto riguarda un’alleanza strutturale e organica con il Pd, questo finirĂ  per indebolire il Movimento 5 Stelle e al ritorno del bipolarismo. Questo sarĂ  estremamente negativo soprattutto per il M5S. Io non volevo il governo con il Pd e suggerii delle alternative che non erano tornare al voto”.

“Tra due anni si voterĂ  la fine di questa legislatura, se i cittadini percepiranno che il M5S e il Pd dovessero essere molto simili, questo porterĂ  ad un indebolimento del Movimento ed è quello che vogliono proprio quelli del Partito democratico. E così si arriverĂ  ad una riduzione da forza politica di massa, che ha convinto milioni di italiani sulla logica del cambiamento, ad un partito piccolo non piĂ¹ buono al cambiamento. Avallare il voto disgiunto altrimenti vincono gli altri è una logica alla lunga perdente”.

 

 

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