Meritocrazia Italia: nuove proposte per il Decreto Semplificazioni

AgenPress. Nell’imminenza della discussione del Decreto Semplificazioni 2020, chiamato “Decreto Libera Italia”, torna in auge il dibattito sulla centralità della semplificazione amministrativa.

Efficientare il funzionamento della p.a. vuol dire migliorarne il risultato operativo in punto di erogazione dei servizi (quale forma di contribuzione indiretta ai redditi dei cittadini), realizzazione di opere infrastrutturali, sostenibilità ambientale, valorizzazione delle competenze e miglioramento del sistema produttivo, con potenziale aumento di forza attrattiva di investitori anche stranieri.

Green economy, rigenerazione urbana e facilità di accesso ai servizi rappresentano anelli di un circolo virtuoso unitario che non può essere ricomposto se non con prospettiva d’insieme. A oggi, invece, difetto di trasparenza, incertezza normativa e farraginosità delle procedure ostacolano la fluida comunicazione tra cittadini e pubblici uffici e compromettono la fiducia riposta da singoli e imprese nella istituzioni.

A ciò si aggiunga che una più razionale distribuzione della spesa pubblica, essenziale per realizzare propositi di equità sociale, risulta impossibile se le già sparute risorse subiscono il contraccolpo di sprechi e dispersione per illeciti.

È fondamentale il recupero di una visione di sistema, con proposta di soluzioni a vocazione di durata e fin da subito idonee a invertire prassi non funzionali.

In tal senso Meritocrazia Italia evidenzia la priorità di intervenire su alcune fondamentali direttrici di base:

  • in primo luogo, con una ‘terapia d’urto’ sulle procedure di assegnazione degli appalti, con accelerazione degli iter di realizzazione delle opere, quale unica strada per sciogliere il nodo di opere incompiute e in stato di degrado o di abbandono, per errori nella predisposizione dei progetti, perenzione di fondi o mancati finanziamenti; –
  • in secondo luogo, ricalibrando le politiche di controllo, finora meramente formale e relativo alla regolare tenuta della documentazione, perché senza il rafforzamento dei presidi di legalità si finirebbe per alimentare, e non combattere, il fenomeno dilagante delle infiltrazioni mafiose, del quale risente il settore edile prima di altri;
  • in terzo luogo, evitando “corse al ribasso”, che inducono le imprese, più che in passato, a intraprendere operazioni rischiose – tra perizie mal fatte, progetti incompleti e fondi mancanti – con conseguenti allungamento dei tempi di realizzazione, lievitazione dei costi e improvvisi e inspiegabili fallimenti. I correttivi, in tal senso potrebbero essere tanti, come l’obbligo, per gli appaltanti, di attenersi ai prezzari (regionali) per i lavori pubblici; la predisposizione di progetti puntuali e di dettaglio, con chiarezza sulle modalità di determinazione dei costi di manodopera; la definizione di una percentuale massima di lavori subappaltabili;
  • assegnando tempi contenuti e certi per la realizzazione delle opere previste dal Programma Nazionale Integrato Energia e Clima, perché non si ripropongano per il futuro le gravi violazioni delle norme in materia di adeguamento dei sistemi idrici, che sono costate al Paese la sanzione della Corte di Giustizia e che ne indeboliscono l’immagine nei rapporti internazionali;
  • dando risposta all’esigenza di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, per favorire quel dialogo tra enti pubblici che faciliterebbe la fruibilità dei servizi. A tal fine una sana realizzazione del principio “Once Only”, rispettosa di riservatezza e regole sul trattamento dei dati personali, permetterebbe una condivisione sicura delle informazioni e il miglioramento delle importanti attività di retro-ufficio. Inoltre, l’implementazione di adeguati sistemi informatici agevolerebbe la conoscibilità dei termini di conclusione dei procedimenti e rafforzerebbe la fiducia nell’istituzione;
  • non trascurando il profilo della formazione del personale, affinché sappia sfruttare al meglio le indubbie potenzialità del digitale, anche nel senso dell’aumento del lavoro agile, con meccanismi di formazione delle competenze di programmazione/monitoraggio generalizzato a tutti i livelli, soprattutto quando si lavora per obiettivi;
  • rivedendo i processi fondamentali dell’organizzazione del pubblico impiego, con il coinvolgimento della contrattazione collettiva nazionale, che è stata silente per molto tempo a causa della lunga stagione dei blocchi contrattuali, anche mediante una revisione radicale del mansionario professionale contenuto nel CCNL 31 marzo 1999, mai rinnovato, anche in vista delle abilità prevedibilmente imposte dal futuro mercato del lavoro;
  • attuando politiche aziendali di lavoro di team, perché il lavoro di gruppo offre lo strumento ottimale per affrontare la scelta più giusta nei momenti di crisi, con una rinnovata cultura organizzativa e dei processi in fatto di mansioni;
  • adottando sistemi di incentivazione meritocratica che premino il benessere sostenibile del dipendente e non necessariamente il welfare aziendale;
  • rivedendo i meccanismi di valutazione delle virtù degli enti e assicurare l’indipendenza dei membri dell’Organismo di Valutazione Indipendente, da reclutare con selezione pubblica e meritocratica e salvaguardare da logiche di subordinazione all’organo politico, anche per ridurre il rischio di conflitti di

Sono soltanto alcune tra le tante soluzioni proposte. Resta certo, tuttavia, che nessuna semplificazione normativa e amministrativa potrà cogliere nel segno senza un intervento mirato a rivoluzionare l’approccio culturale di cittadini e professionisti, verso una rieducazione alla legalità e allo spirito di collaborazione, nell’interesse collettivo.

 

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