Morti in corsia. Assolta l’infermiera Daniela Poggiali, famosa per il selfie accanto ad una paziente appena morta

AgenPress – La Corte d’Assiste di appello del Tribunale di Bologna ha assolto Daniela Poggiali, l’infermiera 49enne di Lugo, dall’accusa di omicidio per due morti in corsia provocate da iniezioni con potassio all’ospedale del comune romagnolo dal ravennate: quella della 78enne Rosa Calderoni, deceduta a Lugo l’8 settembre del 2014, e di Massimo Montanari, morto nello stesso ospedale della Romagna addirittura prima, il 12 marzo del 2014 (i due decessi hanno costituito nelle fasi precedenti due filoni separati).

Al termine del terzo processo di secondo grado nel pomeriggio di lunedì 25 ottobre, la Corte ha accolto la richiesta dei legali difensori della Poggiali e respinto quella della procuratrice generale Luciana Cicerchia che aveva chiesto l’ergastolo.

Per la morte di Massimo Montanari l’imputata era stata condannata a 30 anni in primo grado e sottoposta a misura cautelare in carcere mentre dalla Corte d’assise di Ravenna era stata condannata all’ergastolo in primo grado nel 2016 salvo poi essere assolta in due successivi appelli a Bologna.

L’iter giudiziario al termine del quale i giudici ravennati avevano ritenuto al Poggiali responsabile di questo secondo decesso era cominciato a margine del processo per la morte della Calderoni grazie alla testimonianza della segretaria di Massimo Montanari che aveva raccontato in una occasione di aver sentito la Poggiali pronunciare queste parole: “State attenti te e Montanari di non capitarmi tra le mani”. Era il 3 giugno del 2009, sei anni prima del decesso in corsia della vittima.

Al termine del primo dopo più di due anni di carcere  Poggiali era stata scarcerata. Alla lettura della sentenza l’ex imputata non ha trattenuto l’entusiasmo: “Sono felicissima”.

Era stata arrestata nel 2014, sospettata di avere ucciso decine di pazienti anziani in corsia. Ma l’ex infermiera, radiata dall’albo per alcuni trascorsi, tra cui gli autoscatti fatti ed esibiti mentre sorrideva di fianco ai cadaveri dei suoi pazienti era finita alla sbarra per il decesso di Rosa Calderoni, avvenuto l’8 settembre del 2014 all’Ospedale di Lugo.

Arrestata nell’ottobre dello stesso anno, era stata condannata all’ergastolo nel 2016 dal Tribunale di Ravenna in primo grado, accusata di aver provocato la morte della Calderoni con un’iniezione di potassio. Nel 2017, a luglio, la Poggiali fu scarcerata perché assolta dalla Corte D’Assise di Bologna che aveva ribaltato la sentenza in primo grado attribuendo la morte a cause naturali.

Sentenza però cancellata dalla Cassazione che aveva ordinato un appello bis conclusosi il 23 maggio del 2019 con una nuova assoluzione, nuovamente cancellata dalla cassazione che il 18 settembre ha ordinato un appello ter.

 

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