Napoli. Uccide il figlio di due anni convinta che fosse affetto da ritardo mentale. I medici lo avevano escluso

AgenPress – Era convinta che il figlio di due anni e mezzo fosse affetto da problemi di ritardo mentale, nonostante questa sua teoria non fosse finora stata confermata dal punto di vista sanitario. Per questo motivo avrebbe ucciso il piccolo. La donna, 40 anni, che ha confessato, è stata raggiunta da un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura di Torre Annunziata: la donna è accusata di omicidio volontario, sulla base delle indagini condotte dai carabinieri della sezione operativa. 

Secondo quanto riferisce la Procura, non c’era alcuna conferma dal punto di vista sanitario che il figlio fosse affetto da problemi di ritardo mentale.  A dare l’allarme, ieri sera è stato il marito della donna: è stato lui a segnalare alle forze dell’ordine l’allontanamento da casa intorno alle ore 21. La donna, nella serata di ieri, è stata ritrovata in mare, sul litorale torrese, con il bambino tra le braccia.

Il marito aveva segnalato alle forze dell’ordine l’allontanamento da casa, insieme al figlio. Nonostante i tentativi di soccorso e rianimazione il bambino è stato dichiarato morto per annegamento. La donna è stata condotta nella caserma dei Carabinieri dove è stata interrogata, alla presenza del difensore di fiducia, dal pubblico ministero della Procura di Torre Annunziata che, al termine dell’interrogatorio, ha emesso un decreto di fermo nei suoi confronti. L’indagata sarà condotta nella casa circondariale femminile di Pozzuoli.

Secondo l’avvocato di fiducia, la donna “ieri sera è uscita per fare una passeggiata col figlio e, senza alcuna premeditazione, entra ancora una volta in questo tunnel e non capisce più niente, ritrovandosi poi con un bimbo tra le braccia senza vita”.

L’avvocato parla di una ‘‘signora che non era presente a se stessa, che viveva una situazione di choc ed era in una fase di black out che andava avanti da alcuni mesi’‘ da quando cioè ”aveva riscontrato particolari sintomatologie del bambino che faceva accrescere in lei la paura che il piccolo potesse avere patologie riconducibili allo spettro autistico”.

 ”La signora è entrata in un tunnel buio da quasi tre mesi. Ora si spera che arrivi la luce dagli elementi raccolti dalla Procura, non solo in termini oggettivi ma anche nella dimensione interiore”.

Smentisce che ”ci siano stati propositi di suicidio da parte della mia assistita, come smentisco il fatto che nella scena del delitto possa essere entrata un’altra persona, voce circolata nelle scorse ore”. 

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