Nessun clientelismo elettorale nella ripartizione dei vaccini

AgenPress. Alcuni giorni fa un parlamentare europeo, l’on Ciocca, ha affermato in una TV regionale e una nazionale, che la ripartizione dei vaccini decisa dal Governo avrebbe danneggiato la Lombardia, in particolare rispetto al Lazio, e ciò per clientelismo elettorale.

Soprattutto ha destato scalpore la teoría che la vita di un lumbard varrebbe più di quella di un coatto borgataro romano o di un meridionale nullafacente, dato il suo patente contrasto con il sistema di valori riflesso negli Artt. 2 (solidarietà econonomica e sociale), 3 (pari dignità sociale, senza distinzione di condizione personale e sociale), 10 (principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti), e 32 (tutela della salute dell’individuo) della Costituzione della Repubblica Italiana.

Le reazioni a quell’affermazione hanno messo in sordina la falsità dei dati da lui presentati e la loro interpretazione politica.

Tecniche di comunicazione di questo tipo contribuiscono a dare una patente di autenticità alla fake news della premessa, pur respingendone la conseguenza.

Non è vero che la popolazione della Lombardia sia doppia di quella del Lazio. È maggiore 1.72 volte. Se il criterio per assegnare i vaccini fosse la popolazione, come l’on Ciocca propone, al Lazio sarebbero toccati 7700 vaccini in meno o alla Lombardia 11500 in più. Si tratta di differenze del 4%, ben poca cosa per parlare di clientelismo elettorale, quando dieci regioni, con amministrazioni di diverso colore politico, alcune delle quali prossime a elezioni regionali, riceveranno proporzionalmente meno vaccini della Lombardia.

È vero che in Lombardia si pagano più tasse, ma non relativamente. La sua tassazione per capita supera quella del Lazio dell’11%, ma con un PIL per capita maggiore di un 14%. Quanto alla preminenza economica della Lombardia, la caduta generale del PIL ha colpito in maniera diversa i differenti settori produttivi e potrebbe aver modificato la matrice produttiva del paese e quindi il contributo delle varie regioni al PIL nazionale.

Comunque, il tema non merita pensose analisi sull’economia nazionale durante e postpandemia, né questioniamo il diritto, tutelato dalla Costituzione, e di particolare valore per un eletto dal Popolo, di esprimere opinioni eterodosse, anche se il paragone col Lazio può essere politicamente imbarazzante per lui e per il leader del partito cui appartiene, senatore proprio del Lazio. (E infatti, dopo una lunga giornata di riflessione, l’on. Salvini ha liquidato come “sciocchezze” l’idea che la vita abbia valore diverso in diverse città).

L’assurdità della tesi non deve impedire una verifica della veridicità della sua premessa, una presunta inadeguata distribuzione dei vaccini.

Il criterio della loro distribuzione tra le regioni può essere analizzato con tecniche matematiche avanzate. Senza necessità di ricorrere a esse, i risultati essenziali di un’analisi statistica mostrano l’infondatezza di quella premessa. Speriamo così di tranquillizzare il parlamentare e il suo elettorato pavese, e, in futuro, chissà, stimolarlo a quella maggior cura nel controllo dei fatti, che avremmo gradito in un parlamentare europeo.

L’eventuale correlazione statistica tra due insiemi di dati si valuta tramite un coefficiente, R2, il cui valore può variare tra 0 e 1. Quanto più esso è prossimo a 1, tanto maggiore è l’indicazione di una correlazione, essendo 0.49 l’usuale valore di riferimento per affermarne la possibile esistenza.

Un possibile criterio per la ripartizione regionale dei vaccini è la diffusione presente della pandemia. Essa può essere stimata riferendosi al numero dei contagi e dei decessi regionali durante l’ultima settimana. Queste correlazioni hanno valori di R2 pari a 0. 60 e 0.89, però quei dati sono sensibili a possibili fluttuazioni.

Conviene perciò analizzarne anche altri, quali il numero dei primi destinatari dei vaccini (medici e infermieri), la popolazione delle regioni (criterio ragionevole suggerito dall’on. Ciocca) e, perché no?, il loro PIL, nonostante i nostri dubbi che sia pertinente nel caso in esame.

I rispettivi valori di R2 sono indicati tra parentesi: popolazione (0.934), PIL (0.931), numero di medici (0.912), numero di infermieri (0.965), numero di medici e infermieri (0.952).

Tutti confermano che la distribuzione decisa dal Governo è ragionevole.

Tuttavia l’on. Ciocca potrebbe sospettare che un laziale (di nascita, sono tifoso della “Magica”) abbia abusato della statistica e, analizzando insieme più regioni. occultato il torto fatto alla Lombardia.

Potrebbe ricordarmi i dubbi sulla statistica di un poeta mio concittadino, Trilussa, o, non conoscendone forse la lingua, quello analogo di Pitigrilli; “la statistica è la scienza per la quale se io ho mangiato un pollo e tu non hai mangiato nessun pollo, abbiamo mangiato in media mezzo pollo ciascuno”.

Quindi è opportuno esaminare i dati della Lombardia. Ebbene, quale che sia il dato su cui fissiamo l’attenzione, mai emerge evidenza che essa abbia subito un torto nella distribuzione dei vaccini.

Non, se ci riferiamo al numero dei contagi dell’ultima settimana. Le sarebbero toccati un 50 % di vaccini in meno e la regione che potrebbe lamentarsene è il Veneto. Lo stesso riferendosi ai decessi, secondo cui ha ricevuto vaccini in eccesso, a danno questa volta di Piemonte, Veneto e Campania.

Che non le spettasse un maggior numero di vaccini è confermato dal confronto con i primi loro destinatari, medici e infermieri, con la popolazione della regione e con il suo PIL

In due casi, popolazione e infermieri, la quota della Lombardia è in perfetto accordo con la retta di miglior rappresentazione dei dati. Negli altri, di nuovo, il confronto la premia, e, ironicamente, nella misura maggiore (circa un 20%) proprio nel caso del PIL regionale, e in misura minore se ci si riferisce ai medici (10%), o al numero complessivo di medici e infermieri (5%). Il PIL per capita non presenta una forte correlazione con la distribuzione dei vaccini, ma, anche in questo caso, la quota assegnatale è molto maggiore della media delle altre regioni.

Il risultato per il Lazio, in un confronto diretto con la Lombardia, è simile per i contagi, marginalmente maggiore di quanto suggerito dal PIL, perfettamente nella media per popolazione e infermieri, e inferiore se riferito al numero dei medici (circa per il 10%) e dei decessi.

Un’ultima conferma che la distribuzione proposta non sia il frutto di un complotto foggiano-potentino la fornisce il paragone con la distribuzione negli Stati Uniti d’America dei vaccini PfizerBioNTech. La correlazione della quantità di vaccini attribuita ai vari stati ha valori simili a quelli italiani: R2= 0.95 (personale sanitario), e R2= 0.96 (popolazione).

A conclusioni analoghe si giunge esaminando la ripartizione in un altro paese con distribuzione regionale decisa centralmente, la Spagna, i cui dati sono appena stati pubblicati. Nei prossimi tre mesi le sue diciotto Comunità autonome riceveranno circa 4.5 milioni di vaccini e il confronto della ripartizione con le rispettive popolazioni, ha lo stesso valore R2= 0.96 degli Stati Uniti e simile a quello italiano (0.934).

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