Nucara (Federalberghi): hotel in ginocchio, non riusciranno a pagare l’Imu

Agenpress. Un crollo verticale, senza precedenti. Il mondo del turismo è in ginocchio con il 99% degli hotel chiusi. Tanto da far chiedere a Federalberghi lo stato di crisi del settore.

“Ad oggi gli alberghi sono quasi tutti chiusi, e non per legge. La chiusura non ci è stata imposta da alcun Dpcm, ma siamo chiusi per mancanza oggettiva di turisti, italiani e stranieri”.

A chiarirlo a Monitorimmobiliare è il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, spiegando che tuttavia in alcune zone “c’è una pattuglia di quelli che io chiamo ‘eroi’, di albergatori che svolgono una importante funzione sociale e che hanno messo a disposizione di governatori e prefetti migliaia di camere per ospitare sia il personale sanitario sia chi è stato posto in quarantena”.

Ma tutto ciò non basta a mantenere a galla un settore che costituisce il 13% del Pil e che ora è travolto dall’emergenza coronavirus come uno tsunami. La sola attività ricettiva vale circa 20 miliardi di euro all’anno, oggi, invece, con la maggior parte degli hotel chiusi il trimestre marzo, aprile, maggio è destinato a chiudersi con l’azzeramento dei ricavi. Quando si ripartirà, “ci ritroveremo senza i turisti stranieri e con il solo mercato della clientela italiana”, che vale circa il 50% delle presenze, ma genera solo il 30% dei ricavi. In sostanza il settore avrà perdite tra il 60 e il 70%.

“Sarà un’estate magra – spiega Nucara – sono molte le strutture che stanno pensando di non riaprire, altre lo hanno già deciso. Per poter riaprire, infatti, ci vuole un numero minimo di clienti perché i conti devono pur quadrare. E poi ci vogliono poche regole ma chiare: in tanti stanno aspettando di capire come ripartire”.

Come sarà la ripartenza dopo il 4 maggio?

“Abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro composto da medici, imprenditori,  italiani e stranieri, che sta definendo un protocollo, quasi pronto, per dare le istruzioni alle aziende su come gestire la fase di ripartenza in totale sicurezza per gli ospiti e per i collaboratori. Devo dire che è stato un compito su cui abbiamo seguito una strada già tracciata: in pratica, infatti, a livello alberghiero stiamo rafforzando misure che già ci sono”.

Il protocollo prevede una serie di misure, dalla sanificazione degli ambienti all’uso di mascherine e gel disinfettanti. Ma soprattutto il distanziamento tanto voluto dal Governo.

“Abbiamo fatto una mappatura delle aree dell’albergo su come si sposta il cliente. Cambierà il modo di fare il check-in: non si dovrà più fare la fila. Una minoranza di albergatori sta addirittura lavorando su app per fare il check-in tramite telefono. Altri si faranno inviare i documenti prima oppure in caso di check-in tradizionale sarà fatto un cliente alla volta, adottando la ‘regola del metro’, ma senza stravolgere il servizio. Abbiamo pensato di mettere un piccolo schermo in plexiglass alla reception in modo che sia dipendente che cliente possano stare in sicurezza. Lo schermo avrà un foro in basso per il passaggio degli oggetti. Pensiamo, poi, ad un approccio smart: un uso maggiore di carte di credito, sistemi di pagamento contactless, anche con cellulare. Non stiamo inventando nulla di nuovo insomma, basta mettere in pratica ciò che già c’è”.

Questo dal punto di vista pratico, invece dal punto di vista fiscale?

“L’unica strada da percorrere è quella che abbiamo già chiesto al Governo. E’ necessario dare liquidità alle imprese, non in forma di prestito per pagare le tasse ma in forma di aiuto per chi ha perso una componente importante del fatturato. Dunque, credito d’imposta per gli affitti (e bisogna tenere in considerazione il fatto che nel nostro settore è molto diffusa anche la locazione d’azienda) e rimborsi a fondo perduto. E ancora, stop al pagamento delle tasse per tutto il 2020 con una proroga di tutti gli adempimenti fiscali che arriveranno a giugno, dall’Imu sugli immobili strumentali, all’Ires e all’Irap dell’anno precedente che si sarebbero dovuti pagare in base ai ricavi di quest’anno, passando per la Tari.

L’Imu, in particolare, è il balzello più oneroso per noi. Gli albergatori italiani dovranno pagare quest’anno 1 miliardo di euro di Imu, il che si traduce in 500 milioni alla rata di giugno. Non ci sono questi soldi, molti non potranno pagarla.

Se penso poi alla Tari l’aspetto è ancora più paradossale: saremo costretti a pagare una tassa sui rifiuti che nessuno ha prodotto. Dunque il rinvio delle scadenze fiscali è utilissimo in questo momento, bene anche i prestiti, ma queste misure non sono sufficienti”.

Il bonus vacanze a cui lavora il Governo potrà essere un ulteriore aiuto per il settore alberghiero?

“Il bonus vacanze per le famiglie va bene, ma potrà aiutare solo se indirizzato in maniera effettiva per arrivare alle imprese italiane, tenendo alla larga gli intermediari stranieri.

Noi siamo più favorevoli all’idea di rendere deducibili le spese così da estenderlo a una fascia molto più ampia di popolazione. Questo permetterebbe anche di far uscire il sommerso, ovvero tutti gli appartamenti affittati in nero. Se lo porti in deduzione, dovrai chiedere la ricevuta e quindi il gettito Iva che verrebbe fuori da questa cosa compenserebbe in larga parte la spesa sostenuta per il bonus”.

Molti Comuni, da Catania a Genova, hanno deciso di rinviare l’incasso della tassa di soggiorno per aiutare gli alberghi rimasti vuoti..

“Abbiamo ringraziato questi Comuni perché quando si ripartirà anche un euro in meno farà la differenza, ma sulla tassa di soggiorno abbiamo chiesto una norma di carattere nazionale.

Entro il 15 aprile si doveva versare la tassa ai Comuni per i primi tre mesi dell’anno. Molti albergatori lo hanno fatto, alcuni no perché non hanno più liquidità. Attualmente per la legge italiana si configura, in caso di mancato pagamento, il reato di peculato. Sarebbe paradossale che per gli albergatori si aggiungesse una condanna penale per non essere riusciti a pagare le tasse perché non hanno più soldi in cassa”.

 

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