Agenpress – A seguito della riforma della prescrizione c’è il rischio di un “significativo incremento del carico penale per via del venir meno delle prescrizioni che maturano in appello, circa 20-25mila processi l’anno, (vicino al 50%) che difficilmente potrebbe essere trattato. Risulta pertanto necessario porre allo studio e attuare le più opportune soluzioni normative”.
Lo ha detto il Primo Presidente della Corte Suprema di cassazione, Giovanni Mammone, nel corso della inaugurazione dell’Anno giudiziario, in corso nell’Aula Magna del Palazzo di giustizia di Piazza Cavour a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin, con la partecipazione anche di una rappresentanza degli studenti del Liceo Scientifico Talete di Roma.
In Italia sono qusi 6 milioni i processi aperti tra civile e penale. Giovanni Mammone ha citato i numeri al 30 giugno 2019: 3.312.263 i procedimenti civili – in calo del 4,8 per cento sull’anno precedente – e 2.675.633 quelli penali, in calo del 4%. Per quanto riguarda l’afflusso di nuove cause, nel civile c’è stato un decremento pari a -1,4% e nel penale pari a -2,6%.
“È auspicabile che intervengano misure legislative in grado di accelerare il processo, in quanto ferma è la convinzione che sia la conformazione stessa del giudizio penale a dilatare oltremodo i tempi processuali”. Per Mammone “è tuttavia necessario che le concrete misure acceleratorie vengano adottate non solo nella parte del processo successiva al primo grado, ora non più coperta dalla prescrizione, ma anche in quella anteriore, soprattutto nelle fasi dell’indagine e dell’udienza preliminare, in cui si verificano le maggiori criticità che determinano la dispersione dei tempi e la maturazione della prescrizione”.