AgenPress. āDal lungo confronto sul Recovery Fund ĆØ emerso che finalmente si condividerĆ un poā di debito fra gli Stati europei, qualcosa di simile al concetto di āeurobondā, per cui noi di FDI ci battemmo alcuni mesi fa nel parlamento europeo. Ma ĆØ anche accaduto che dai 500 miliardi di aiuti economici, si ĆØ scesi a 390 miliardi di euro (da ripartire tra le varie nazioni), e di questi una metĆ o poco piĆ¹ sono prestiti, lāaltra metĆ sono a fondo perduto.
Inoltre, ad ogni nazione ĆØ stata data la possibilitĆ di āattivare il freno dāemergenzaā, ovvero sospendere lāerogazione dei sussidi economici, qualora si ritenga che una nazione europea stia usando in modo sbagliato tali fondi. GiĆ , ma chi lo decide? Su che basi? Aggiungiamo che i cosiddetti āStati frugaliā – che giĆ sono beneficiari netti, cioĆØ ricevono dallāUnione Europea piĆ¹ quattrini di quanti ne versano – potranno versarne ancora di meno, prendendone ancora di piĆ¹ dal bilancio comuneā
Eā quanto afferma in un nota lāeuroparlamentare di Fratelli dāItalia, Nicola Procaccini, che fa anche altre considerazioni:
āQuesta esperienza ha dimostrato che fare i prepotenti nella UE funziona. Come nel caso degli Stati frugali, alcuni dei quali derubano le altre nazioni europee con politiche fiscali scorrette, avvantaggiando le grandi aziende, anche italiane, che stabiliscono la sede legale nelle loro capitali. Ma abbiamo anche imparato che le nazioni piĆ¹ contrarie agli aiuti allāItalia, sono tutte governate da partiti di sinistra, solitamente alleati con i verdi. Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, etc…
Infine abbiamo imparato che lāItalia deve āriparare il tetto quando splende il soleā e non quando piove. PerchĆ© in Europa si sta tutti con il coltello tra i denti, in difesa del proprio interesse nazionale. Tranne lāItalia. Che per troppi anni ha inseguito lāideologia europeista senza se e senza ma. Ritrovandosi oggi in balia delle scelte degli altri.
Mi auguro che ci sia di insegnamento. Indipendentemente dal colore di chi governa lāItalia, gli italiani vanno difesi sempre e comunque. CosƬ si sta al mondo, cosƬ si deve stare in Europaā, conclude Procaccini.