Roma. In un anno e mezzo catturati con le gabbie e macellati 400 cinghiali

AgenPress – Le immagini del branco abbattuto nel giardino Mario Moderni hanno destato molta impressione. Gli animali, per due giorni rinchiusi nel parco pubblico dell’Aurelio, sono stati trattati con la teleanestesia. Ed una volta addormentati, i veterinari della ASL, hanno provveduto a somministrargli un’iniezione letale.

Centinaia di cinghiali uccisi

In tutto, il branco che è stato soppresso all’Aurelio, era composto da una mezza dozzina di esemplari. Sono invece circa 400 i cinghiali che, negli ultimi 18 mesi, sono stati uccisi a Roma. E’ quello infatti il destino che Regione, Città Metropolitana e Comune di Roma, hanno deciso di riservare agli ungulati. Si tratta infatti di una specie in forte espansione, al punto da determinare un problema per gli equilibri naturali.

Una specie problematica

“Il fatto che i cinghiali siano un problema, lo certifica l’istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, non RomaNatura. Ed infatti quando noi elaboriamo i piani di contenimento, otteniamo il via libera dell’ISPRA” ha spiegato Maurizio Gubbiotti, presidente dell’ente che gestisce i parchi e le riserve presenti nel Lazio. La gestione dei cinghiali, avviene sulla base di un protocollo, sottoscritto da Comune, Città Metropolitana e Provincia nell’ottobre del 2019. Ed in quell’accordo sono indicate le modalità per contenere una specie rivelatasi particolarmente prolifica.

L’esistenza del protocollo

Nel commentare l’uccisione dei cinghiali del giardino Mario Moderni, l’assessora grillina Laura Fiorini ha scritto un post. Lo ha fatto per spiegare il motivo per cui si sia fatto ricorso alla teleanestesia (l’assenza di gabbie). Ed anche per “chiarire che che la scelta privilegiata”, per il Campidoglio, resta  appunto “la cattura con apposite gabbie”. Ma cosa avviene una volta che queste ultime vengono innescate ed armate?

Il destino dei cinghiali catturati

“Nel corso di quasi un anno e mezzo, con le gabbie sistemate nelle riserve della Marcigliana ed in quella di Decima Malafede, abbiamo catturato circa 400 cinghiali. Negli ultimi tempi devo dire che queste catture sono anche un po’ diminuite. Comunque gli animali che prendiamo, non li mandiamo a morire nelle aziende venatorie. Tutti i cinghiali catturati – ha spiegato Maurizio Gubbiotti – sono infatti destinati alle aziende di trasformazione della carne che si sono accreditate partecipando ad apposite gare pubbliche”. Nessuno, di quelli presi con le gabbie, è finito nelle oasi per ungulati che il Campidoglio voleva cercare e che però non ha mai individuato.

I cinghiali delle aziende agricole

Ci sono delle eccezioni. “Con Federparchi, Coldiretti e Legambiente abbiamo firmato un altro protocollo d’intesa – ha spiegato il presidente di RomaNatura – prevede che i cinghiali catturati con il contributo dei produttori agricoli, poi rimangano nelle relative aziende agricole”. A queste ultime il compito di decidere come trattare gli animali. “Ma si tratta di pochissimi casi, una decina al massimo”. Gli altri 400 invece sono stati abbattuti e, una volta trasformati, sono finiti nell’industria alimentare.

Il destino dei cinghiali

Un destino che non può riguardare i rarissimi casi in cui si è ricorso alla telenarcosi. Il narcotico resta in circolo per diverse settimane nel sangue dall’animale che, di conseguenza, non può essere macellato. In quelle circostanze o si provvede ad ucciderli con un’iniezione letale. Oppure si può tentare di donarli alle realtà che, avendone fatto richiesta, ne possono ottenere l’affidamento. Ma è una possibilità del tutto residuale che non ha riguardato nessuno degli esemplari catturati ricorrendo alle gabbie. Ad oggi, a Roma, la presenza dei cinghiali è passata quasi esclusivamente per una modalità di gestione: la loro soppressione. In larga parte con finalità alimentari.

Fonte
www.romatoday.it/politica/cinghiali-catturati-gabbie-finiscono-aziende-alimentari.html

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