Roma. Regeni, ragnatela di apparati egiziani. Genitori, grazie procura per lotta a depistaggi

Agenpress – “Intorno a Giulio Regeni è stata stretta una ragnatela dalla National security egiziana già dall’ottobre prima del rapimento e omicidio. Una ragnatela in cui gli apparati si sono serviti delle persone più vicine a Giulio al Cairo tra cui il suo coinquilino avvocato, il sindacalista degli ambulanti e Noura Whaby, la sua amica che lo aiutava nelle traduzioni”. Lo afferma il pm Sergio Colaiocco ascoltato, assieme al procuratore Michele Prestipino, davanti alla commissione di inchiesta sulla morte di Regeni.

“Una ragnatela – aggiunge Colaiocco – che si è stretta sempre di più è in cui Giulio è finito al centro. Secondo quanto accertato Noura passava le informazioni sull’attività e gli spostamenti di Giulio ad un operatore turistico che a sua volta riferiva alla National Security”.

“In questi anni abbiamo dovuto lottare contro violenze, depistaggi, omertà, prese in giro e tradimenti. Siamo grati ai nostri procuratori e alle squadre investigative per il lavoro instancabile svolto in questi quattro anni in sinergia con noi e la nostra legale”, commenta Claudio e Paola Regeni. “Se oggi abbiamo i nomi di alcuni dei responsabili del sequestro, delle torture e dell’uccisione di Giulio e se alcuni di quei nomi sono iscritti nel registro degli indagati lo dobbiamo a loro”.

“In questi anni abbiamo imparato quanto è preziosa la fiducia. Oggi per la prima volta i nostri procuratori hanno potuto rendere pubblici gli sforzi e i risultati del loro lavoro e da oggi chiunque in Egitto e in Italia sa che la nostra fiducia in loro è ben riposta. Il loro e il nostro lavoro di indagine va sostenuto con decisione e onesta’ dalla nostra politica e da qualsiasi istituzione europea che si professi democratica”.

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