Texas. Era un cittadino britannico il sequestratore della sinagoga che voleva il rilascio di Aafia Siddiqui

AgenPress –  Dopo dieci ore di terrore sono state liberate le quattro persone prese in ostaggio da un uomo armato all’interno di una sinagoga della Congregation Beth Israel a Colleyville, vicino a Dallas, in Texas. L’uomo è stato ucciso durante il blitz compiuto dalla polizia. A dare l’annuncio è stato il governatore dello Stato, Greg Abbott.

L’identità dell’uomo è stata confermata anche in un post su Facebook della Blackburn Muslim Community. Blackburn si trova a circa 30 miglia a nord di Manchester.

Si tratta di Malik Faisal Akram, 44 anni, colpito e ucciso nel corso di un blitz. Secondo quanto riportato dalla stampa Usa, che racconta di un’esplosione seguita da una serie di spari provenienti dalla sinagoga, l’operazione è stato messa a segno da una squadra speciale arrivata da Quantico (Virginia) e Akram è stato neutralizzato dopo che l’ultimo degli ostaggi è uscito dalla Congregazione Beth Israel. Dopo aver isolato e circondato l’area, le forze speciali -in tutto 200 uomini – hanno avviato le trattative con il sequestratore barricato nell’edificio. Nel pomeriggio, un primo ostaggio è stato liberato spontaneamente. Poi, in serata, le squadre speciali sono entrate in azione e hanno liberato gli altri. “Preghiere ascoltate. Gli ostaggi sono tutti liberi e stanno bene”, è stato il tweet di soddisfazione del governatore del Texas, Greg Abbott.

L’uomo chiedeva la liberazione di Aafia Siddiqui, una scienziata pakistana condannata nel 2010 da una corte federale di New York a 86 anni di prigione per aver tentato di sparare ai militari statunitensi mentre era in custodia in Afghanistan. Quando fu arrestata aveva con sé documenti su come produrre armi chimiche e su come trasformare l’Ebola in arma.

Inizialmente, sembrava che il sequestratore fosse il fratello della scienziata, fatto smentito dalla famiglia della donna: “Vogliamo che il sequestratore” della sinagoga “sappia che Aaifa Siddiqui e la sua famiglia condannano il suo gesto. Il sequestratore non ha nulla a che fare con Aaifa, con la sua famiglia e la campagna globale per chiedere giustizia. Vogliamo che l’assalitore sappia che le sue azioni sono malvagie e mettono a rischio coloro che cercano giustizia per Aaifa”.

Sono stati subito smentiti i collegamenti con Aaifa Siddiqui.  La donna ha studiato negli Stati Uniti al Mit: arrestata nel 2008 in Afghanistan, nella provincia di Ghanzi, è stata condannata a 86 anni di carcere con l’accusa di aver cercato di uccidere soldati americani e agenti dell’Fbi durante l’interrogatorio dopo il suo arresto.

Il sequestratore aveva preso in ostaggio il rabbino della sinagoga e tre fedeli, minacciando poi di ucciderli se qualcuno avesse tentato di forzare la mano con un blitz: “Se qualcuno cercherà di entrare nell’edificio, vi dico che moriranno tutti”.

Parlando con i negoziatori della polizia il sequestratore avrebbe anche fatto riferimento a un periodo trascorso nel Regno Unito chiedendo “cosa c’è di sbagliato in America”. L’uomo avrebbe inoltre detto: “Non piangete per me, io morirò”.

La famiglia di Akram si dice “devastata” dalla sua morte, aggiungendo che “non perdonano nessuna delle sue azioni e vorrebbe scusarsi sinceramente con tutto il cuore a tutte le vittime coinvolte nello sfortunato incidente”.

 

 

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