Turchia: Amnesty International chiede la fine della farsa giudiziaria contro 11 difensori dei diritti umani

Agenpress. A più di due anni di distanza dal loro primo arresto, il 9 ottobre riprende il processo a carico di Taner Kılıç, presidente onorario di Amnesty International Turchia, di Idil Eser, ex direttrice della sezione turca dell’associazione, e di altri nove difensori dei diritti umani. Amnesty International chiede che siano prosciolti dall’accusa assurda e mai provata mossa nei loro confronti di “appartenenza a un’organizzazione terroristica”.

“Dopo più di due anni senza uno straccio di prova credibile presentata a supporto delle assurde accuse di cui sono chiamati a rispondere, è il momento di porre fine a questa farsa giudiziaria nei confronti di Taner e dei ‘10 di Istanbul’”, ha dichiarato Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International.

“Nel corso di otto udienze, le prove presentate dalla procura contro i difensori dei diritti umani si sono rivelate completamente infondate, ma la minaccia di una condanna pende senza motivo sul capo degli imputati e suona come un avvertimento per chiunque voglia difendere i diritti umani”, ha aggiunto Naidoo.

Taner Kılıç ha trascorso più di 14 mesi in carcere prima di essere rilasciato su cauzione, nell’agosto 2018. Otto dei “10 di Istanbul” sono stati quasi quattro mesi in cella prima di essere rilasciati, sempre su cauzione, nell’ottobre 2017.

“Taner e i ‘10 di Istanbul’ hanno dedicato la loro vita a difendere i diritti degli altri e costituiscono un forte segnale di cosa stia accadendo sotto l’incessante repressione che va avanti oggi in Turchia”, ha proseguito Naidoo.

“I difensori dei diritti umani in Turchia trascorrono le loro giornate languendo in carcere o nella costante paura di finirvi. I ‘10 di Istanbul’ e Taner devono essere immediatamente assolti e tutte le persone imprigionate per aver difeso i diritti umani devono essere rilasciate immediatamente e senza condizioni”, ha concluso Naidoo.

Una delegazione di alti rappresentanti di Amnesty International assisterà all’udienza di Istanbul. Fra loro Kate Allen, direttrice di Amnesty International Regno Unito; John Peder Egenæs, direttore di Amnesty International Norvegia; Esteban Beltrán direttore di Amnesty International Spagna; Anna Lindenfors, direttrice di Amnesty International Svezia.

Ulteriori informazioni

In più di due anni l’accusa non è stata in grado di produrre alcuna prova a sostegno delle accuse.

La condanna di anche solo uno degli 11 difensori dei diritti umani rappresenterebbe una ulteriore e spudorata criminalizzazione dell’attivismo per i diritti umani. I tre difensori a processo che sono avvocati rischiano anche di perdere l’abilitazione, in caso di condanna per terrorismo.

Taner Kılıç è accusato di aver scaricato ByLock, un’applicazione di messaggistica che le autorità turche sostengono essere stata usata esclusivamente dal movimento di Fetullah Gülen, che avrebbe promosso il tentato colpo di stato del luglio 2016.

Tuttavia, nel giugno 2018, mesi dopo l’arresto, è stato presentato alla corte un rapporto della polizia di 15 pagine in cui si afferma che non ci sono prove del fatto che Taner Kılıç abbia mai installato ByLock sul suo telefono.

Il rapporto di polizia, che Amnesty International ha potuto leggere, afferma che sono stati analizzati il laptop, il cellulare, tre chiavette Usb, una Sim e una memoria aggiuntiva appartenenti a Taner Kılıç. ByLock non è stata rinvenuta neanche tra le applicazioni eliminate.

Alla stessa conclusione erano pervenute quattro analisi indipendenti sottoposte al tribunale, tutte concordi sul fatto che Taner Kılıç non aveva mai scaricato né usato ByLock.

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