Urso (FDI): “Il governo si muove come un’Armata Brancaleone”

Agenpress. Adolfo Urso, senatore di FDI e vicepresidente del Copasir, è stato ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, su Radio Cusano Tv Italia (canale 264 dtt).

Sulla fase due. “Ho l’impressione che il governo si muova su questa fase due come se fosse un’Armata Brancaleone. Non si capisce quale sia la rotta, la direzione, la terra promessa, si intravede solo una grande confusione come dimostrano i cambiamenti continui sui congiunti che si possono incontrare. Di fase due non si può parlare affatto, ne parleremo forse a metà maggio. Agiscono per annunci e poi cambiano i provvedimenti in corso d’opera”.

Sullo scontro tra governo e regioni. “Sono emerse delle differenze tra regioni sulla diffusione del contagio. Il Veneto, essendo stato un modello di efficienza nella fase 1, giustamente chiede di riaprire. Ci sono poi regioni del sud che hanno pochissimi casi e chiedono di riaprire. Il governo avrebbe dovuto consentire a queste regioni di riaprire prima delle altre e di consentirlo anche a quelle aziende che sono già pronte”.

Sulle misure economiche del governo. “L’Ue ha abolito i vincoli del Patto di stabilità ed ha autorizzato gli Stati a spendere il denaro nazionale facendo debito. In tutto finora sono stati spesi 1800 miliardi. Di questi 1800 miliardi la Germania ne ha messi in campo quasi mille, il 55%. Il 20% la Francia e l’Italia meno dell’8%. Se l’Europa perde ancora tempo nel decidere le misure europee, nel frattempo la Germania rafforza le sue imprese e l’Italia le indebolisce”.

Sui rapporti tra Italia e Cina. “La Cina ha gravi responsabilità per questa pandemia e dovrà rispondere di quanto fatto davanti a una commissione internazionale. Noi purtroppo siamo in bocca ai cinesi e stupidamente. Lo scorso anno a gennaio sono stati firmati accordi tra Italia e Cina, Di Maio disse che questi accordi avrebbero aperto i mercati cinese all’export italiano. Nel 2019, per la prima volta dal 2001, le esportazioni italiane in Cina sono diminuite. Mentre è aumentato notevolmente l’export cinese in Italia. Quindi questi accordi sono stati fatti per incompetenza o per altri motivi”.

 

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