Romano (Siulp), chiesto a Ministro Lamorgese e al Capo Polizia Gabrielli che caduti per COVID-19 siano subito vittime del dovere

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Agenpress. Abbiamo chiesto, con una nota ufficiale indirizzata al Ministro Luciana Lamorgese e al Capo della Polizia Franco Gabrielli, che l’encomiabile impegno delle donne e degli uomini in uniforme, così come l’INAIL lo ha riconosciuto come infortunio sul lavoro per i medici e i sanitari e per tutti gli altri lavoratori che sono stati contagiati o che dovessero esserlo in futuro nei loro ambienti di lavoro o per causa dell’attività lavorativa svolta, che a tutti gli appartenenti al Comparto Sicurezza e Difesa sia riconosciuta la dipendenza da causa di servizio, e quindi lo status di vittima del dovere.

Riteniamo questo riconoscimento, oltre che un fatto di pari dignità con gli altri lavoratori che usufruiscono delle tutele dell’INAIL che però non sono estese al personale in uniforme, anche un atto legittimo e doveroso nei confronti di tutte le donne e gli uomini in uniforme che, in questa emergenza, si stanno adoperando per contrastare la Pandemia da COVID-19.

Ad affermarlo è Felice ROMANO, Segretario Generale del SIULP, ricordando le vittime che si sono già registrate e i tanti colleghi che, per effetto del contagio possono correre anche il rischio di perdere il proprio impiego atteso che le conseguenze dell’aver contratto la malattia possono far venir meno gli stringenti requisiti psicofisici e attitudinali che sono indispensabili e alla base dell’idoneità per svolgere il servizio in polizia.

Il sacrificio di Maria Sparagna e Giorgio Guastamacchia, così come quello dei colleghi delle altre Forze di polizia, non può ricadere solo sulle spalle delle relative famiglie. La loro morte è avvenuta per il dovere di esporsi per mantenere fede al giuramento prestato alla Repubblica, per la salvaguardia della sicurezza e dell’incolumità dei cittadini e dello stesso Paese.

Ecco perché, al pari delle tutele estese dall’INAIL agli altri lavoratori, per i poliziotti e tutti i colleghi del Comparto Sicurezza e Difesa occorre dare immediatamente il riconoscimento della causa di servizio, e quindi dello stato di vittima de dovere, a quanti sono caduti in questa guerra contro il coronavirus o, che per effetto di essa, avranno conseguenze irreparabili.

Nessuno potrà mai restituire ai familiari i loro cari caduti per l’adempimento del proprio dovere; aiutarli, però, a superare la tragedia che stanno vivendo, lo riteniamo un obbligo morale ed etico. Nei confronti dei nostri caduti ma anche per tutti gli altri che non si sono tirati indietro nell’espletamento del loro dovere, quale esempio e rassicurazione che il proprio Paese non dimentica chi si è sacrificato per la sua sicurezza.

Per questo, conclude Romano, conoscendo la sensibilità del Ministro Lamorgese e del Capo della Polizia Gabrielli, siamo certi che il necessario iter per il riconoscimento dello status di vittime del dovere e della dipendenza da causa di servizio, sarà immediatamente valutato e attivato nelle forme più idonee e celeri. E per questo esprimiamo, sin da ora, i nostri più sentiti ringraziamenti al Ministro e al Capo della Polizia, ma anche al Governo e al Parlamento per la sensibilità che dimostreranno su questa vicenda.

 

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