Agenpress – I dati del numero antiviolenza e antistalking e dell’app 1522 per i mesi di marzo e aprile 2020 rilevano una crescita importante delle telefonate e dei contatti per segnalare episodi di violenza domestica e chiedere aiuto. Ad aprile le chiamate sono state 1.039 contro le 397 dello stesso periodo del 2019. Nel mese di marzo i contatti sono stati 716 mentre erano stati 670 nel marzo 2019. “E’ stata cruciale l’opera di informazione in questi mesi in cui si è costretti a restare in casa”, ha detto la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
E proprio sulla violenza sulle donne ha lanciato l’allarme Sos Villaggi dei Bambini. Sicuramente una convivenza forzata nella stessa casa, che non sempre è un posto sicuro, incrementa l’ansia e le discussioni che possono sfociare in atti di violenza. Il primo segnale d’allarme è stato dato, a livello nazionale, dal numero antiviolenza 1522 che ha registrato nelle prime due settimane di marzo un crollo del 55% delle richieste di aiuto. Anche nella Regione Toscana quasi tutti i centri antiviolenza hanno visto una riduzione delle richieste di aiuto. Ricordo che, anche in base alle normative governative, sin da subito è stata incrementata la possibilità di accesso telefonico laddove non era possibile tenere gli sportelli aperti.
Ovviamente ci sono stati dei centri antiviolenza, per esempio a Pisa, dove la domanda non è diminuita, ma ci sono anche casi che registrano diminuzioni delle richieste di aiuto di oltre l’80%. Come rete regionale di Codice Rosa avevamo previsto in un’analisi questo fenomeno. Le poche situazioni che si si sono presentate in Pronto Soccorso erano particolarmente efferate e richiedevano una grossa azione della rete.
Nell’Azienda Toscana Sud Est, dov’è nato il Codice Rosa 10 anni fa, abbiamo riattivato il nucleo operativo reperibile H24, 7 giorni su 7, per dare consulenza a tutti i nostri pronti soccorsi, sostenere i nostri operatori e gestire la fase successiva della presa in carico territoriale con una profonda sinergia con gli assistenti sociali, le operatrici dei centri antiviolenza e gli altri enti e istituzioni, trovando delle alleanze splendide per trasporto, capacità ricettiva, volontariato. Un’azione forte di rete.
“Quando le porte di casa restano chiuse, le conseguenze più gravi le paga chi è costretto a convivere con il proprio aguzzino, donne e bambini ostaggi di uomini violenti. È ancora presto per avere dati strutturati, ma quel che si teme è che le misure di distanziamento sociale imposte dalla pandemia di Covid-19 siano all’origine di un deciso aumento delle violenze tra le mura domestiche”.
L’associazione ricorda che è “in prima linea” con il “Programma Mamma e Bambino”, che nel 2019 ha accolto 60 nuclei per un totale di 145 mamme e bambini evitando loro “una separazione drammatica e traumatica specie in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria in corso”. Il progetto si concretizza all’ interno dei Villaggi SOS in Italia e nel Programma di affido familiare interculturale di Torino. “Il Programma ‘Mamma e Bambino’ è frutto di una visione d’insieme del benessere dei bambini – spiega Roberta Capella, Direttore dell’organizzazione – è stato pensato per scongiurare il dramma della separazione tra madri e figli, un rischio concreto nel momento in cui la donna decide di denunciare il suo compagno violento. Grazie a un team selezionato, il nostro percorso di sostegno interviene parallelamente su due fronti: supporta i bambini in ogni fase della crescita e consente a madri e figli di svolgere al meglio il proprio ruolo. L’obiettivo, quando le condizioni lo consentono, resta quello di reinserirle nella società supportandole nella ricerca di un lavoro e di una autonomia abitativa”.