Caso Palamara, Caselli: “Io sono in pensione, mi sento ancora magistrato. Questo spettacolo è orrendo”

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AgenPress. Il magistrato Gian Carlo Caselli è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

“Io sono in pensione, ma mi sento ancora magistrato. Questo spettacolo è orrendo. Questo contesto di manovre, di baratti, di scambi fa del male all’intero Paese, alla nostra immagine, ma soprattutto alla magistratura che nella sua stragrande maggioranza è formata da persone per benissimo.

L’unico punto di riferimento del magistrato non può che essere il rispetto delle regole, il rispetto della Costituzione, che è la stella polare del magistrato. Occorre in tutta la magistratura uno scatto d’orgoglio  e mettere in campo antidoti completi che funzionino davvero contro questo suk che è venuto fuori.

Nel mio carniere ho due proposte. Se il problema sono le correnti, occorre cambiare i sistemi di nomina, di elezione dei componenti del Csm togati. Bisognerebbe partire da una consultazione preliminare prima delle elezioni. Si potrebbe formare una rosa di magistrati ordinari, onorari, ma anche tutto il personale amministrativo ed una robusta rappresentanza dell’avvocatura, entro la quale poi scegliere le persone giuste, non quelle nominate ed indicate dalle correnti sulla base dell’appartenenza. Poi, quando si è formato il Csm e si tratta di nominare i dirigenti, si tratta di valutare le capacità e la valutazione è una vera e propria scienza.

Propongo una struttura di consulenza formato da professori universitari, tecnici della valutazione, che dovrebbero fare una vera e propria istruttoria, compilando delle schede con tanto di valutazioni scientificamente eseguite che il Csm dovrà tenere in conto quando si tratterà di scegliere i dirigenti.

La separazione delle carriere secondo me è una vera e propria sciagura. Quando ero procuratore di Palermo, mi hanno invitato a Vienna i magistrati austriaci dell’anticorruzione. Lì c’è la separazione delle carriere e il Pm dipende dall’esecutivo, deve ubbidire agli ordini del ministro della Giustizia. Quando sono andato a Vienna ho trovato i miei colleghi entusiasti, euforici, perché era successa una cosa che per loro rappresentava una rivoluzione positiva, era entrata in vigore una norma che imponeva al ministro di dare ordini ai Pm ma per iscritto, affinchè ne rimanesse traccia nei fascicoli.

Vogliamo arrivare a questo? Ma ci conviene? Secondo me no, perché significherebbe la fine dell’indipendenza della magistratura, che è un bene irrinunciabile. In alcuni Paesi la separazione delle carriere funziona, ma attenzione, in quei Paesi la politica funziona in un certo modo, ha saputo bonificarsi”.

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