Da questo circolo perverso dove la crisi sanitaria e quella economica si intrecciano esplosivamente si può uscire solo con un’iniziativa fortissima del capo del governo da affiancare alle restrizioni. Scatti subito il Piano B. Si utilizzino i 60 miliardi che sono in cassa, perché gli italiani sono persone serie e le entrate sono andate meglio del previsto così come il collocamento dei titoli pubblici ha dato soddisfazione. A questo tesoretto si aggiungano i 44,4 miliardi del patrimonio destinato che è dentro Cdp e diventano titoli di Stato da scontare fuori con la Bce. Si può così garantire quella liquidità che serve oggi per i risarcimenti dovuti ai privati e per sventare la bancarotta di una parte rilevante dell’economia italiana. È necessario e urgente ridimensionare il ruolo delle Regioni per superare la frammentazione decisionale
AgenPress. Siamo in un ristorante dove ordina chi non paga il conto. L’ultimo a farlo è lo sceriffo Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania plebiscitariamente riconfermato appena qualche settimana fa. Vuole chiudere la Campania per salvare vite umane e non ha neppure voglia di fare i conti per quanto lo Stato dovrà pagare a suo nome affinché i morti in economia non riempiano tutti i cimiteri della Campania. Lui ordina, gli altri pagano il conto.
Prima di De Luca, con toni meno teatrali ma decisamente persuasivi, il bravissimo presidente della Emilia-Romagna e della Conferenza Stato-Regioni, Stefano Bonaccini, è riuscito nel capolavoro assoluto di imporre l’uso del trasporto pubblico locale fintamente all’80%, di fatto al 100%.
Arrivando a farsi pagare in moneta contante dallo Stato e, cioè, da tutti noi, il 20% a cui fintamente rinuncia. Siamo al doppio “risultato” che è quello di avere posto le basi per la moltiplicazione della velocità di diffusione del Covid 19 e di averlo fatto, per di più, caricando ulteriormente deficit e debito della Repubblica italiana per consentire ai Capetti delle Regioni di continuare a abbellire i loro bilanci – gravati dal peso di clientele e sprechi senza pari – facendo pagare come sempre il conto al bilancio dello Stato e, cioè, a tutti noi.
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