AgenPress – “Interrogai Vincenzo Scarantino in veste di sostituto. Ci venne segnalato che aveva presunte rivelazioni da rendere a carico di Bruno Contrada, relativamente a presunte soffiate di quest’ultimo che avrebbero fatto sfumare operazioni di polizia, e rivelazioni sul coinvolgimento di Silvio Berlusconi su traffico di droga”.
L’ha detto l’avvocato Antonio Ingroia, ex pm, chiamato oggi a deporre come teste nell’ambito del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta.
“Quelle su Berlusconi – ha continuato Ingroia – a naso mi parvero subito inattendibili e infatti non c’erano riscontri. In riferimento a quelle su Contrada c’erano dei riscontri generici ma non c’era nessun elemento sul fatto che Contrada potesse essere a conoscenza di piccole operazioni dei commissariati X o Y, per cui non ritenni le sue dichiarazioni non meritevoli di approfondimento.
Si discusse se procedere per calunnia, ma c’era il rischio che non ci fossero sufficienti prove per dimostrare che quelle dichiarazioni erano volutamente depistanti, e c’era il rischio che se si incriminava per calunnia questo pentito si sarebbe innescata una guerra”.
Nel processo sono imputati tre poliziotti Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, per il reato di calunnia in concorso aggravata. Secondo l’accusa avrebbero indotto Vincenzo Scarantino a mentire per depistare le indagini.