AgenPress – “In questi giorni che seguono l’elezione o meglio la RI-elezione del Presidente della Repubblica si avverte la necessità da più parti di aprire una riflessione politica all’interno del M5S. Anch’io ritengo doveroso uno sforzo di analisi non solo perché una pagina importante della vita istituzionale del Paese si è conclusa con il mantenimento dello status quo, ma più in generale perché sembra prevalere un senso di apatia e ignavia politica che può rallegrare taluni ma rischia di distrugge le speranze di cittadini ed elettori”.
Così in un post il deputato M5s ed ex ministro Riccardo Fraccaro. “Più che di conservazione gattopardesca dovremmo forse parlare dell’illusione di congelare la realtà mentre nei fatti si rinuncia semplicemente a governare il futuro rassegnandoci a subirlo.
Anche evitare scenari peggiori, come spesso sentiamo ripetere, non può certamente essere un obiettivo o un motivo di vanto per una forza politica come la nostra che nasce con una promessa di cambiamento e che ha la maggioranza relativa in Parlamento. Lo stesso governo Draghi rappresenta un Paese che di fronte alla possibilità di impostare il proprio futuro grazie ai fondi del Pnrr si affida a un tecnico che per quanto autorevole, non è espressione di nessuna proposta o visione politica.
La pandemia aveva imposto la prevalenza del senso di responsabilità rispetto ad ogni considerazione, ma ora agli occhi dei cittadini questa responsabilità appare sempre di più come una copertura alla paura di perdere la poltrona. Questa percezione è troppo radicale per non creare una crescente sfiducia sociale verso i partiti, che poi è la stessa sfiducia da cui è nato il M5S e che ora proprio su questo terreno rischia di scomparire.
Per evitarlo dobbiamo iniziare a dirci con crudezza cosa siamo diventati prima di decidere quali ulteriori passi fare per raggiungere le mete desiderate.
In primo luogo dobbiamo dirci che siamo diventati una forza politica di sinistra. Avevamo coltivato l’idea di essere una forza post-ideologica e oggi ci presentiamo come progressisti perché dire di sinistra sa di vecchio e stantio. Parallelamente a questa auto definizione siamo entrati in una coalizione stabile con i partiti di centro-sinistra. In questa nuova area di appartenenza abbiamo deciso di condividere, anche a pena di rinunciarvi, le nostre proposte come è avvenuto per la scelta dei candidati alla Presidenza della Repubblica.
Difficile immaginare in queste condizioni di avere la necessaria libertà di azione per indurre un reale cambiamento nel Paese. Non a caso il nome di Belloni è stato accantonato anche perché non più voluto dal Partito Democratico.
Indubbiamente la decisione recente più controversa è stata la nostra partecipazione nel governo Draghi, avvenuta a condizione di portare avanti la transizione ecologica con un ministro dedicato. Mi sembra evidente il fallimento su questo fronte a livello governativo. Non solo non sono state fatte nuove scelte coraggiose ma si è permesso nei fatti di boicottare misure come il Superbonus con decreti che hanno bloccato i cantieri e che oggi mettono a rischio la sopravvivenza delle stesse imprese che hanno creduto in questa misura.
La responsabilità tanto invocata in questi mesi di pandemia più che ad un governo la dovevamo dimostrare nei confronti delle prossime generazioni occupandoci della più grande crisi che abbiamo di fronte ovvero quella climatica. Non facendolo abbiamo perso l’occasione, ma forse non ancora la possibilità, di presentarci come movimento ambientalista capace di un riformismo ecologista fattivo, l’unico oggi in grado di smuovere le migliori energie e coscienze dei giovani italiani. Questi secondo me sono alcuni fatti e considerazioni su cui interrogarci per prendere con coraggio le future decisioni che ci aspettano.