AgenPress. E’ uno scontro di civiltà, per dirla con chiarezza, quello che Putin agita, ma che per fortuna moltissimi russi non condividono
Tu hai seguito bene il processo al soldato ucraino Markiv per l’uccisione del reporter Andy Rocchelli, tra i pochi a difendere Markiv e vedere responsabilità russe. Oggi molti dei difensori di Putin citano anche la morte di Rocchelli, addossandola ancora a Markiv, come vedi la cosa?
Guarda, sul mio Facebook sono apparsi in queste ore molti sconosciuti, una vera infinità, che hanno studiato sulla geopolitica di Putin e che ti danno tutta una serie di risposte per spiegarti come sarebbe necessario avere un cuscinetto tra l’Europa e la Russia, altrimenti la guerra è sicura, e che gli ucraini sono nazisti etc etc…
Infatti molti insistono sul tema delle persecuzioni dei russofili nel Donbass negli ultimi anni, coi miliziani crocefissi e arsi vivi, la strage di Odessa, e quindi si chiedono Putin cosa altro potesse fare di fronte a simili cose. La trovi una lettura credibile?
Penso sia solo una forma innovativa dell’antioccidentalismo che in Italia è fortissimo. Buona parte di queste persone sono state allevate nel mito dell’URSS o nel mito di un’Europa ariana che deve liberarsi dei vizi del liberalismo e del capitalismo: ora hanno trovato una nuova strada per esaltarsi e per affermare la loro diversità, contro quello che chiamano il “pensiero unico” (che poi è sempre il pensiero dell’altro). In questo caso il “pensiero unico” sarebbe il liberalismo che attraverso le socialdemocrazie e i partiti conservatori si è affermato in Europa.
Tornando all’omicidio Rocchelli, che per me è un punto di partenza importante, come va interpretata questa vicenda in realtà?
Si sono sommate tante cose. Innanzitutto il riflesso giustizialista di gran parte della stampa italiana, perché a prescindere dal resto ogni volta che una procura indica un colpevole la stampa pronuncia già la sentenza. Esemplare in tal senso il comportamento della federazione della stampa nazionale guidata da Giletti, che ha unito il giustizialismo alla cultura di sinistra nutritasi dei miti del comunismo “liberale” di Gorbaciov e prima ancora di quello illiberale di Breznev al provincialismo italiano. “La Russia è un grande paese, l’Ucraina è un piccolo paese nazista”: questa è la cultura da cui si sono abbeverati. Putroppo anche giornali e giornalisti importanti, penso all’ex direttore di La Repubblica Mario Calabresi, si sono prodigati nel dimostrare che Markiv era il colpevole. Anche il cattocomunismo, penso a Fulvio Scaglione già vicedirettore di Famiglia Cristiana, con la sua Voce dalla Russia, un sito web che difende le cose buone della Russia e critica le cattive, ma sempre in nome del fatto che i Russi anche se commettono degli errori sono nostri partner essenziali. Oltre a tutto questo, penso ci siano, ma non posso dirlo con certezza, finanziamenti putiniani attraverso gli oligarchi: una volta che si aprissero gli archivi di Putin in Russia credo che ne scopriremmo delle belle.
Una teoria molto diffusa è infatti quella che Putin e gli oligarchi a lui vicini, come Malofeev, l’oligarca di Dio, finanzino le destre radicali europee, inclusa ad esempio Forza Nuova…
Questo non lo so. L’unico finanziamento trasparente è stato quello a Le Pen in Francia, e poi si sa del tentato finanziamento tramite Savoini alla Lega di Salvini. Poi ce ne possono essere altri mille, attraverso vari veicoli, a giornalisti e a chissà chi, tra le personalità molto esposte nelle loro funzioni sia in Italia che in Europa. Grazie a tutto ciò si è creata negli ultimi anni in Europa la favola di una Russia putiniana che salvava la cristianità da una parte e fronteggiava il capitalismo dall’altra.
Questa descrizione è esattamente quella che ne fa, ad esempio, Alexandr Dugin, figura centrale nella costruzione di questa immagine del putinismo e nella sua diffusione internazionale, anche se in realtà lui e Putin non hanno mai avuto nessun rapporto diretto.
Certo, e Putin in Italia infatti ha presenziato a eventi della Lega nelle sue tournee. Non so quanto lui sia vicino a Putin personalmente, ma certamente Putin è vicino alle idee di Dugin e ha intrapreso una sorta di crociata slava nei confronti anche della cultura secolare europea. Questo nei suoi discorsi è stato ricorrente e ci spiega anche perché analizzare i suoi comportamenti secondo la logica aristotelica non funziona: Putin si sente investito da una missione quasi religiosa oltre che politica, cioè ricostituire un impero basato su una cultura che noi giudichiamo retrograda, bigotta, illiberale anche sul piano etico. Se no non si spiegherebbero le repressioni anche nei confronti di Femen e Navalny. Tutto ciò che è occidentale, secolarizzato e religiosamente improntato alla ragione per Putin è un errore. Io ho letto qualche mese fa un libro che contiene lo scambio di lettere tra Ivan il Terribile e un suo funzionario costretto all’esilio, e lì si legge in modo chiarissimo come ogni imperatore russo (e Putin di fatto si è via via attraverso le riforme costituzionali ridefinito come imperatore russo) abbia in sé il sentimento di una necessità storica di una riconversione a una forma di cristianesimo orientale totalmente lontana dallo Stato laico.
Quindi quella che si sta combattendo è innanzitutto una guerra culturale?
Sì, è uno scontro di civiltà, per dirla con chiarezza, quello che Putin agita, ma che per fortuna moltissimi russi non condividono, moltissimi ad ogni livello della popolazione russa.
Adesso però le conseguenze non sono più solo culturali, perchè l’Ucraina è stata invasa. A questo punto che scenario prevedi?
Dipende dagli oligarchi. Questi rischiano di perdere molti miliardi, quindi agiranno come freno su Putin. Sull’altro versante Putin se non riesce a trovare una soluzione diplomatica conforme alle sue alte pretese sarà costretto ad agire con più brutalità, quindi il rischio è altissimo.
Pensi che esista concretamente anche un rischio nucleare, o di terza guerra mondiale?
Qui c’è da contare sui generali più che su Putin. I dittatori quando si trovano di fronte a difficoltà estreme hanno una duplice scelta: o si sparano alla testa oppure giocano il tutto per tutto. Mi auguro che l’esercito russo sia più solido sotto il profilo della razionalità e del rapporto tra azione e reazione: per qualsiasi persona sana di mente è impensabile una guerra nucleare.
Riguardo invece all’Europa, c’è dibattito sul far entrare subito l’Ucraina nell’Unione Europea con una procedura veloce, sul mandare o non mandare armi… quale pensi sia la mossa giusta per noi?
Le procedure di adesione all’UE va tenuto conto che sono complicate e lunghe. Ci sono stati che da anni e anni chiedono di entrare: anche l’Ucraina a dire la verità lo chiede da tempo, da prima di Maidan. Io penso che i primi passi siano stati fatti, dopo di che l’Europa ha tutte le preoccupazioni di un allargamento che possa rischiare di mettere in discussione la sua forza economica, ma soprattutto le proprie ragioni di fondo. Ma io credo che senza l’Ucraina l’Unione Europea non ha più senso. Non dico non avrebbe più senso in quanto tale, ma perderebbe il senso della sua forza e della sua unità che ha ritrovato grazie all’Ucraina. Io credo che ci dovrà essere un’adesione piena, non so prevedere i tempi ma è certo che d’ora in avanti senza Zelensky e senza il suo partito, che a quello che so si è iscritto all’Alde, quindi al raggruppamento dei partiti liberali europei – notizia di ieri ma non ho ancora conferma -, non sarà Europa. Zelensky è parte integrante dei leader europei e dell’UE, anche se ne resta fuori, e questo è un dato di fatto di cui bisognerà prendere atto nel prossimo futuro.
Tu sei favorevole a sostenere a livello di armi la resistenza ucraina o solo a una via diplomatica e alla neutralità militare?
La seconda cosa è quello che vuole Putin. L’Ucraina è un esempio di resistenza partigiana che soprattutto le sinistre che per anni hanno cantato Bella Ciao dovrebbero comprendere prima degli altri, quindi è chiaro che i partigiani ucraini, che oggi sono tutto il popolo ucraino, vanno sostenuti in tutti i modi possibili. L’Europa e gli Stati Uniti ovviamente non possono partecipare direttamente a una guerra, ma possono farlo, come stanno in larga misura già facendo del resto, rifornendo di armi, di consiglieri militari e via dicendo la guerra partigiana ucraina.
Cosa dici invece di politici italiani che per anni hanno sostenuto e idolatrato Putin, da Salvini con la sua maglietta, alla Meloni, a Berlusconi, a Grillo? Pensi che dovrebbero scusarsi, dire almeno di aver sbagliato?
Salvini mi pare che non abbia nessuna intenzione di rinnegare la sua posizione filo putiniana: si copre di ridicolo perché dice una cosa fuori dal Parlamento e ne fa dire un’altra dentro in consiglio dei Ministri, ma il suo orientamento non è cambiato. Invece si è ribaltato completamente quello di Giorgia Meloni che prima vedeva in Putin un difensore della tradizione italiana e oggi invece ha assunto una posizione assolutamente coerente con le democrazie liberali. Su Berlusconi è difficile dire perché il suo rapporto politico con Putin è stato sempre pessimo, ma da lui vissuto in una chiave di rapporto personale, amicale non politico. Quindi credo Berlusconi ne starà fuori ma Forza Italia sarà coerente con il Partito Popolare Europeo. Grillo poi è il filo putiniano di ferro, ma i suoi sono divisi: DiMaio è un atlantico ormai brevettato, mentre una gran parte dei suoi stanno in una posizone intermedia. L’intervento del capogruppo al Senato, che contrariamente da quello alla Camera rappresentava l’ala Conte/Grillo, era un camminare sugli spilli per votare la mozione del Governo. Per fortuna noi abbiamo in Italia Draghi e in Europa Von Der Leyden, che essendo una donna intuisce quello che gli altri nella Commissione Europea stentano ancora a capire, cioè che senza l’Ucraina l’Europa è più debole.
Per finire, si parla molto delle possibili ripercussioni economiche, per via del gas, del grano, delle sanzioni… anche se evitassimo lo scenario bellico peggiore, quali pensi potrebbero essere le conseguenze economiche di tutto ciò, essendo noi già provati dal Covid?
Ovviamente le conseguenze sono serie per tutti i paesi europei e soprattutto per l’Italia che è uno dei paesi più in difficoltà da un quarto di secolo rispetto agli altri. L’unico modo per ovviare alla situazione è rafforzare l’unità tra gli stati europei. Io mi attendo dalla Banca Centrale Europea, dalla Commissione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale un sostegno robusto per i paesi più esposti a queste conseguenze. E’ chiaro che la libertà ha un prezzo, è difficile farlo accettare alle popolazioni ma credo che ci siano delle contromisure che ci aiuteranno a pagare un prezzo non troppo alto che susciterebbe una reazione antigovernativa europea. Credo che questo sia possibile e sono convinto che l’Europa e la UE guidata da Von Der Leyden siano in grado di organizzare le cose in modo da limitare i danni per tutti.
di Umberto Baccolo (SprayNews.it)