Elezioni. Zagrebelsky, il problema non è la fiamma, Meloni ci dica con chi sta. Crosetto, fascismo è morto da decenni

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AgenPress – “La fiamma è un simbolo e i simboli sono dei segni che chiamano a raccolta. In questo caso il punto politico e culturale è duplice: chi è chiamato a raccogliere quel simbolo? E intorno a che cosa? Il simbolo di per sé non è decisivo. Decisivo è ciò che vuole rappresentare”.

Lo spiega in un’intervista alla Stampa il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky.

Parlando invece dell’appello lanciato da Liliana Segre a Giorgia Meloni, affinché togliesse la fiamma dal simbolo, il costituzionalista sostiene che  “eliminare la fiamma non basta se non si elimina ciò che contiene. Meloni ci dica con chi sta e chi sta con lei. Orban, Vox, Le Pen, sono questi i suoi alleati? È necessario capirlo, per avere un’idea della sua offerta politica e se la sua conversione rispetto al fascismo, storico o perenne che sia, è una cosa seria”.

 “Il fascismo è morto, da decenni. Chi inneggia al Duce, o a Hitler, è un pazzo fuori dal Mondo. FdI è altra cosa e non ha nulla a che spartire con quell’ideologia”, replica Guido Crosetto, uno dei fondatori di FdI in un’intervista al QN parlando delle polemiche sul logo e delle elezioni.

“Quando nasce FdI la fiamma non c’era.  Fu inserita successivamente perché in disponibilità alla Fondazione di An. Eravamo un partito piccolo, in lotta per la sopravvivenza, intorno al 4%. Dovevamo parlare al mondo degli ex An ed è rimasta”.

“Oggi sono cambiati molto i voti e gli elettori di FdI: la gente non vota la Fiamma, ma per la Meloni. Ma cambiarla perché te lo chiede la sinistra non ha senso. Credo FdI arriverà, con Giorgia, al 30%”. Parlando delle dichiarazioni del leader di FI, Crosetto commenta: “Il presidenzialismo non è una novità. Sta nel programma del centrodestra da anni. Il centrosinistra ha fatto un presidenzialismo di fatto, strisciante, che ha riguardato l’evoluzione del ruolo dei presidenti della Repubblica e l’imposizione dall’alto di presidenti del Consiglio, con governi mai decisi da un voto e un Parlamento “sedato”, tranne nel voto di fiducia. Meglio il presidenzialismo con un presidente eletto dal popolo che fatto in provetta”.

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