AgenPress. L’essere giunti alla ottava edizione dei “Dialoghi mediterranei” è certamente motivo di soddisfazione e sono lieto di poterne aprire i lavori.
Le presenze del Presidente Ghazouani e del Presidente Bazoum danno ulteriore spessore e vigore a un’iniziativa che rappresenta una diretta e concreta testimonianza dell’attenzione con la quale l’Italia guarda al Mediterraneo allargato.
Non potrebbe essere altrimenti, per la nostra storia, per la nostra collocazione geografica e per i rapporti che ci legano da sempre ai Paesi che si trovano in questa regione.
Il Mediterraneo è innanzitutto uno spazio di condivisione, un crocevia di culture, per citare Fernand Braudel “non una civiltà ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”, dunque con la ricchezza delle loro diversità e la comunanza di destino che le lega.
Il titolo di questa edizione è particolarmente stimolante: “Resistere alla tormenta: interdipendenza, resilienza e cooperazione”.
È un titolo che richiama l’accentuarsi delle situazioni di conflitto – da cui non è più assente l’Europa – con le circostanze tragiche in cui l’inaccettabile aggressione della Federazione Russa all’Ucraina ci ha precipitato.
Il ritorno della guerra nel continente europeo ha inasprito, anche nell’area del Mediterraneo, problemi già esistenti a cui se ne sono aggiunti di nuovi: maggiore povertà, insicurezza alimentare, scarsità di risorse energetiche.
Sono aspetti che nel corso dei lavori saranno affrontati e che ci ricordano, con la loro urgenza, quanto impellente sia trovare soluzioni condivise.
Il titolo dato al nostro incontro ha il merito non soltanto di porre il problema ma di rivendicare le soluzioni che il multilateralismo offre alla “tormenta” che stiamo vivendo.
Tre parole rivelatrici: “resilienza, interdipendenza e cooperazione”.
Oggi, nel rispetto delle nostre differenze culturali e politiche, il moltiplicarsi di scenari di crisi ci deve infatti spingere ad approfondire ed estendere la nostra collaborazione per affrontare, come avvenuto in passato, le sfide che abbiamo dinnanzi.
Ancora una volta siamo di fronte ad un bivio.
Cosa permette di guardare al progresso dell’umanità?
La guerra o la pace?
Dobbiamo partire da quei principi posti alla base della nostra convivenza civile e fondati nel quadro delle Nazioni Unite.
Per consolidare il sistema multilaterale e renderlo più democratico, occorre fare riferimento alla uguaglianza fra gli Stati, rifuggendo da una polarizzazione a livello internazionale e da una esasperazione di diversità, certo esistenti, che un dialogo efficace può contribuire a ridurre.
I due giorni di lavori della Conferenza consentiranno di confrontarci, dalle diverse prospettive, sui grandi temi della pace, dello sviluppo e della sicurezza, in una logica di arricchimento delle rispettive visioni e di ricerca di soluzioni comuni.
Al centro della riflessione saranno i temi della giustizia per i popoli e della centralità della dignità umana, valori aspramente attaccati dalle guerre, dall’attività di movimenti estremisti e dal terrorismo.
Obiettivo vuole essere quello di lavorare assieme per il consolidamento dei processi istituzionali e democratici, soprattutto laddove essi sono più direttamente minacciati, come in Siria e nella regione del Sahel.
Vorrei, al riguardo, cogliere l’occasione per ringraziare il Presidente Ghazouani e il Presidente Bazoum per il loro impegno in questo senso e ribadire che potranno contare nella loro azione sull’appoggio della Repubblica Italiana.
Il conflitto in Europa ha anche generato una crisi degli approvvigionamenti alimentari che affligge Paesi della sponda meridionale e che, mentre obbliga a individuare urgenti soluzioni, spinge, insieme, a continuare sulla strada della promozione di sistemi agro-alimentari sostenibili, in grado di produrre ricchezza per le popolazioni a vantaggio di filiere locali e di contribuire a salvaguardare gli ecosistemi.
Si tratta di una sfida globale e che, nell’area del Mediterraneo allargato, rischia di accentuare problematiche già esistenti e di propagare instabilità e insicurezza.
Sono lieto che a questa tematica sarà dedicata domani, nella cornice dei “Dialoghi”, una riunione interministeriale estesa a tutti i Paesi del Mediterraneo e alle principali organizzazioni onusiane per studiare soluzioni volte ad alleviare l’emergenza.
Occorrono passi concreti.
Le difficoltà spingono ad ampliare, con coraggio e intraprendenza gli ambiti di cooperazione, sovvertendo una narrativa che vede troppo spesso nel Mediterraneo e nell’Africa soggetti di un arco di crisi e regioni produttrici di instabilità.
Al contrario, una visione unitaria dell’intera regione euro-mediterranea-africana evidenzia come, attraverso un rapporto stretto di collaborazione, questo ambito rappresenti oggi uno spazio di opportunità, in gran parte ancora da mettere in valore, e sia elemento fondamentale delle soluzioni.
Mi riferisco alle potenzialità esistenti in termini di risorse materiali, a partire dalle energie tradizionali e rinnovabili, così come alle sue risorse umane, di cui va favorito il pieno sviluppo, anche attraverso gli strumenti che la politica di vicinato dell’Unione Europea mette a disposizione.
L’interdipendenza esistente tra le due sponde del Mediterraneo rende urgenti gli investimenti in termini di attenzione politica verso quella meridionale.
La crescita dei Paesi posti sulle rive del Mediterraneo passa anche per una comune e lungimirante gestione dei flussi migratori che impoveriscono i Paesi di origine di energie utili allo sviluppo delle loro comunità.
Si tratta di una questione decisiva e globale – come ben sa l’Organizzazione internazionale delle migrazioni – legata a dinamiche demografiche e d’interconnessione mondiale che appare vano pensare che possa eclissarsi e che dobbiamo, invece, in una logica di comune interesse, impegnarci a gestire.
Anche su questo terreno diplomazia, istituzioni nazionali ed internazionali, a cominciare dall’Unione europea, sono chiamate a un impegno comune fra loro e con quei Paesi più esposti a questo fenomeno e, penso alla difficile situazione che continua ad attraversare la Libia.
Anche in questo caso sono in gioco la vita, il destino e la dignità degli esseri umani.
E’ questione cruciale per la stabilità e per la prosperità dell’Unione Europea e per la stabilità e la prosperità del nostro vicinato meridionale.
Proprio la dimensione e la complessità delle prove che abbiamo davanti a noi ci deve spingere ad affrontarle assieme, in uno spirito di forte solidarietà.
I Dialoghi mediterranei hanno il merito di rafforzare questa reciproca consapevolezza e di fornirci al tempo stesso uno strumento per individuare percorsi comuni.
Con questi auspici, porgo a tutti voi i migliori auguri di buon lavoro.