AgenPress. In Italia mancano tra i 175mila e i 220mila infermieri. Sono numeri allarmanti, che testimoniano, aggiornati dallo studio Nursing Up 2022, come si parta già da un gap enorme da colmare.
Il piano di ricostruzione della sanità di prossimità, però, non può attendere.
L’invecchiamento della popolazione comporta il trovarsi di fronte a patologie croniche e all’aumento a dismisura di fragilità che andranno gestite con i professionisti dell’assistenza, dentro soprattutto fuori gli ospedali con strutture ad hoc.
I contenuti della Missione 6 parlano chiaro, ed è attraverso il D.M. n. 77, che il Ministero della Salute ha declinato i punti chiave dell’indispensabile rilancio della sanità territoriale.
I numeri, però, relativi al fabbisogno di infermieri per il PNRR, sono inequivocabili.
Li abbiamo calcolati in non meno di 50mila unità.
Si tratta dei risultati di nostri aggiornamenti al 2023, un lavoro che ha tenuto conto anche degli autorevoli dati dell’Agenas, che indica in 47.500 infermieri il fabbisogno complessivo del nuovo piano del Pnrr.
A questi va inevitabilmente aggiunta una stima dei professionisti legata alle oggettive evidenze, quelle che ormai attengono alla prassi, quali le dimissioni volontarie, la fuga di infermieri all’estero, gli attesi pensionamenti ecc..
Ma sulla sanità territoriale impatterà anche una parte di quel 30% di perdita annuale storicizzata di infermieri rispetto ai posti disponibili ai percorsi di laurea, oggetto di nostre precedenti denunce e che sta già investendo, come un’onda anomala, tutto il nostro SSN. Si pensi che nell’anno corrente tale discrasia ha raggiunto l’acme del -10.5% rispetto ai posti da coprire .
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Nell’ambito dei lavori del Tavolo Tecnico costituito presso il Ministero della Salute, Nursing Up ha stigmatizzato come per poter attuare il DM77 bisogna mettere in campo coraggiose riforme di sistema, finalizzate in particolare a definire il ruolo e le responsabilità dei professionisti interessati.
E naturalmente gli infermieri di famiglia sono e saranno i titolari dell’assistenza nell’ambito del piano di rilancio della sanità territoriale, posto che agli stessi è demandata la responsabilità di interagire e con tutti gli attori presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali.
Non possiamo, inoltre, non considerare che l’Europa, continua De Palma, quando si parla di sanità di prossimità e di ruolo dell’infermiere di famiglia, da tempo corre davvero veloce.
Ricordiamo il progetto “Enhance”, European curriculum for family and community nurse, che punta ad individuare e uniformare gli standard formativi e professionali per questa figura professionale, centrale nell’assistenza di base per una popolazione in progressivo invecchiamento. Regno Unito, Svezia, Finlandia, Spagna, al momento sono i Paesi più avanti da questo punto di vista, anche se all’avanguardia, per l’inserimento degli infermieri di famiglia c’è, lo sappiamo bene, il modello del Regno Unito.
Molti di questi professionisti, nelle nazioni citate, possono anche prescrivere farmaci, e si occupano di anziani, bambini e malati cronici.
In Scozia ad esempio a partire già dal 2000 è stato istituito il FHN, secondo le indicazioni dell’OMS Europa e a partire dal 2006 lo sviluppo del ruolo professionale del FHN si è concentrato sull’acquisizione di capacità di assistenza, presa di decisioni, comunicazione, leadership comunitaria e managerialità.
La maggior parte dei FHN ha completato programmi di formazione sulla prescrizione dei farmaci sulla base di protocolli ed altri strumenti organizzativi, ivi compresi i sistemi informatici per la gestione centralizzata della documentazione sanitaria.
La Missione Salute del Pnrr non può prescindere dal ruolo chiave dei professionisti dell’assistenza. Rispondere a quello che è il fabbisogno di infermieri rimane una priorità che va affrontata con piani strategici, efficaci e concreti», conclude De Palma.