AgenPress – “Lui che ha rivelato i crimini di guerra viene perseguitato, coloro che li hanno commessi sono a piede libero”. Con queste parole il ‘Comitato Assange Italia’ ricorda che domani e mercoledì si terrà presso l’Alta Corte a Londra l’udienza finale sulla richiesta di estradizione di Julian Assange negli Usa.
“Per aver svolto il mestiere di giornalista – aggiunge – ha già trascorso 7 anni da rifugiato politico e gli ultimi 5 da prigioniero a Belmarsh, nota come la Guantanamo britannica. Il giorno X è arrivato. Fermiamo l’estradizione”.
“Colpire Assange – prosegue il Comitato in una nota – non significa soltanto distruggere l’uomo, ma lanciare un messaggio intimidatorio a tutti coloro che fanno del vero giornalismo, libero ed indipendente, di cui ciascuno di noi ha bisogno per comprendere la realtà che ci circonda”. Il Comitato quindi partecipa alla “campagna globale” promossa dalla moglie del fondatore di Wikileaks, Stella Assange, e dà appuntamento per un presidio domani alle 17 in piazza Liberty, davanti al consolato britannico a Milano.
La moglie di Julian Assange afferma che il fondatore di WikiLeaks non sopravvivrebbe all’estradizione dal Regno Unito agli Stati Uniti.
Avvocato sudafricana che ha dato due figli all’artefice di WikiLeaks negli anni in cui era rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e che lo ha poi sposato in prigione – ha evidenziato le condizioni di salute fisica e mentale sempre più precarie di Julian dopo quasi 5 anni di detenzione in isolamento nel tetro carcere di massima sicurezza londinese di Belmarsh, dove resta rinchiuso in attesa del responso sull’estradizione malgrado nel Regno da tempo non abbia più alcuna pendenza penale.
Il suo appello finale sarà ascoltato martedì presso l’Alta Corte e Stella Assange afferma che è fisicamente e mentalmente estremamente debole.
Assange è ricercato negli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio e rischia fino a 175 anni di carcere.
Il caso riguarda la pubblicazione di migliaia di documenti riservati nel 2010 e nel 2011, che secondo le autorità americane hanno infranto la legge e messo in pericolo vite umane.
Sostiene che il caso contro di lui è motivato politicamente. Stella Assange ha detto che se suo marito dovesse perdere presso l’Alta Corte di Londra, “non c’è possibilità di ulteriore appello in questa giurisdizione”.
Tuttavia, ha sollevato la possibilità di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo per cercare di ottenere un’ingiunzione d’urgenza.
Ha suggerito che, sulla base di casi simili di estradizione, ci sarebbero solo “una questione di 24 ore” per compiere una simile mossa legale.
Assange, cittadino australiano, è detenuto nella prigione Belmarsh di Londra dal 2019 mentre procedeva il caso di estradizione negli Stati Uniti.
La Corte Suprema confermò quella decisione l’anno successivo e l’allora ministro dell’Interno Priti Patel confermò l’ordine di estradizione.
La moglie ha ricordato come le udienze di domani e dopodomani rappresentino un ultimo tentativo di fronte alla giustizia britannica per bloccarne la consegna – già autorizzata a livello politico dal governo conservatore di Londra – agli Stati Uniti: Paese in cui Julian rischia, almeno sulla carta, una condanna monstre fino a 175 anni di carcere per aver a suo tempo divulgato attraverso WikiLeaks (e in parte tramite grandi testate giornalistiche internazionali come New York Times o Guardian) 700.000 documenti riservati (autentici) relativi ad attività militari e diplomatiche degli Usa, inclusi crimini di guerra attribuiti alle forze americane in Afghanistan e Iraq. E dove contro di lui è stata aperta un’inchiesta basata su inedite accuse di violazione del vecchio Espionage Act del 1917, legge mai applicata in oltre un secolo per vicende di pubblicazione mediatica di documenti o materiale top secret di qualunque tipo.
La scorsa settimana il parlamento australiano ha accolto una mozione che chiedeva agli Stati Uniti e al Regno Unito di rilasciare Assange prima dell’udienza chiave di questa settimana.