Agenpress – “Il Mes da noi ha una fama cattiva legato alla Grecia, ma stiamo parlando di qualcosa che è completamente diverso: è un intervento a lungo termine e destinato alla sanità. Attorno al Mes c’è stato un grande dibattito politico solo in Italia, poi il Mes è un tema nella giusta dimensione. Non sarà la cosa più importante che si discuterà domani, rappresenta un 20% degli interventi complessivi, un appendice piccola e non molto importante. Di fronte alla situazione abbiamo bisogno di tutto, anche di quei 36 miliardi in modo da riformare la nostra sanità”.
Così l’ex premier Enrico Letta. “Spero non ci sia una rottura drammatica e finale: se siamo in piedi è grazie alla Bce, quindi vuol dire che se non ci fosse la solidarietà europea saremmo già gambe all’aria”. Parlando del vertice del Consiglio Europeo di oggi aggiunge: “Credo ci debba essere una parola definitiva. Se ci fosse un disaccordo di fondo sarebbe un disastro: già venerdì mattina il nostro spread schizzerebbe a 400”
“L’Unione europea – attraverso la Commissione e la Bce – ha fatto di più nelle ultime 4 settimane di quanto tutt’Europa non fece nei 4 anni tra il 2008 e il 2012. Al ‘whatever it takes’ di Mario Draghi arrivammo stremati, l’Italia e altri Paesi crollarono. La risposta immediata di questi giorni dimostra invece che la lezione è stata imparata. L’Europa ci sta dimostrando una solidarietà enorme, senza saremmo a gambe all’aria”.
Sul fatto che Germania e Olanda rifiutano i coronabond “credo davvero sia necessario un cambio di narrazione. Sono contento che Forza Italia lo abbia capito. Tutti i ragionamenti giocati sulla costruzione di un capro espiatorio esterno non sono all’altezza del giusto orgoglio nazionale. Chi dice che aderendo al Mes ci mettiamo nelle mani degli strozzini non tiene conto di una banale considerazione: siamo il terzo azionista del meccanismo di stabilità e per le sue stesse regole interne nulla può essere fatto senza il voto dell’Italia”.
“In questo momento la cosa peggiore che si possa fare è minacciare gli italiani con l’ipotesi di salassi fiscali. Per questo dobbiamo stare dentro un sistema di risposte europee. Chi non vuole le regole europee, vuole la patrimoniale, perché è evidente che l’unica alternativa a quel tipo di interventi è una durissima tassa sui risparmi degli italiani”.