AgenPress – Dopo il nulla osta dei giorni scorsi arrivato sia dal ministero dello Sviluppo economico, sia del ministero dell’Ambiente, la Sogin, società statale responsabile della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e dello smantellamento degli impianti nucleari italiani, ha pubblicato la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitate le scorie radioattive di bassa e media attività.
Le regioni ritenute potenzialmente idonee alla costruzione del Deposito nazionale e del parco tecnologico (DNPT) sono Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Il progetto prevede la costruzione di un deposito all’interno del quale verranno inseriti dei moduli speciali che conterranno i rifiuti previamente condizionati, che a loro volta saranno protetti da ulteriori sovrastrutture in calcestruzzo armato.
La Carta, elaborata in base ai criteri previsti dall’Ispra nella Guida Tecnica n.29, oltre che in base ai requisiti indicati nelle linee-guida dell’International Atomic Energy Agency (Iaea), individua 67 aree idonee ad ospitare l’infrastruttura che da cronoprogramma dovrebbe funzionare a partire dal 2025.
- Piemonte– In Piemonte sono 8 le aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. In particolare le 8 aree sono collocate tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Carmagnola, Alessandria, Castelletto Monferrato, Quargnento, Fubine, Oviglio; Bosco Marengo, Novi Ligure, Torino, Caluso, Mazzè, Rondissone, Castelnuovo Bormida e Sezzadio).
- Sardegna– Le 14 aree della Sardegna sono collocate in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio) e nel Sud Sardegna (Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri). Tutte e 14 le aree sono identificate con il colore celeste, e quindi meno idonee, per le quali viene tenuto in considerazione il fattore del trasporto marittimo.
- Puglia e Basilicata – Le 17 aree sono collocate tra Potenza, Matera, Bari, Taranto (Comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso). Di queste 17 aree sono 6 quelle in zona ‘verde’, la cui candidatura è più favorevole (Comuni di Altamura, Matera, Laterza e Gravina di Puglia).
- Lazio– Le 22 aree del Lazio sono collocate in provincia di Viterbo (nei comuni che comprendono i Comuni di Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano). Di queste 22 aree, però, quelle identificate con il colore verde, e quindi considerate più idonee, sono 7 (comuni di Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Corchiano).
- Sicilia – Le 4 aree della Sicilia sono in provincia di Caltanissetta, Trapani e Palermo con i comuni di Calatafimi-Segesta, Petralia Sottana e Butera.
Quanto alla tipologia di rifiuti che verranno contenute in queste strutture, si tratta di prevalentemente di scorie provenienti dal mondo medico e ospedaliero, come nel caso di sostanze radioattive utilizzate, per esempio, per la diagnostica radiologica e per le terapie anti-tumorali.
La pubblicazione della Carta e quella contestuale del Progetto Preliminare apriranno una fase di consultazione pubblica e di condivisione che durerà 4 mesi e che culminerà in un Seminario Nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati.
Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi. La sua realizzazione consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Insieme al Deposito Nazionale sarà realizzato il Parco Tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato.
L’Unione Europea (articolo 4 della Direttiva 2011/70) prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a bassa e media attività.
Per sistemare definitivamente i rifiuti ad alta attività, alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno la possibilità di studiare la localizzazione di un deposito profondo comune in Europa allo scopo di fruire dei potenziali vantaggi di una soluzione ottimizzata in termini di quantità di rifiuti, costi e tempi di realizzazione, così come prospettato dalla Direttiva Euratom 2011/70.