AgenPress. «I drammatici numeri dei contagi, oltre 100mila infermieri infettati dall’inizio della pandemia a oggi, e poi gli 83 colleghi che non ce l’hanno fatta, quelli che un virus terribile, sconosciuto, subdolo si è portati via, ma soprattutto un nemico contro cui avremmo potuto e dovuto combattere con armi ben diverse: sono questi i ricordi che affollano la nostra mente e che hanno segnato profondamente il nostro animo, ricordi dolorosi che ci accompagneranno ancora per lungo tempo. Cancellare mesi di stress, di paura, di impegni massacranti, non sarà tanto facile. Ed è forse doveroso non lasciarsi tutto alle spalle, conservare negli anni la memoria costruttiva e condivisa di quanto accaduto in questa emergenza sanitaria, una dolorosa esperienza oltre la quale, tuttavia, comincia ad intravedersi una luce: finalmente la politica comprende che l’infermiere italiano, nonostante le carenze del “sistema salute”, messe terribilmente a nudo dalla pandemia, può e deve essere considerato come il perno di un rinnovamento che deve partire dal rafforzamento della sanità territoriale, dal rapporto infermiere-cittadino-comunità».
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, in occasione delle celebrazioni della Giornata Internazionale dell’Infermiere del 12 maggio 2021.
«Per dare impulso a tutto questo, sono da considerare come fondamentali le nuove risorse del Piano Nazionale di Resilienza del Governo Draghi, parliamo di una dote di 4 miliardi di euro. E’ necessario ricostruire in modo intelligente, partendo dalle basi, il rapporto del professionista infermiere con la comunità in cui opera, non solo nella realtà ospedaliera. Bene il rafforzamento della sanità territoriale con formazione, aggiornamento e figure sempre più specifiche e idonee per supportare la comunità a 360 gradi.
E’ tempo di snellire i ricoveri, migliorare l’assistenza domiciliare. Ma i soldi non bastano, occorrono acume e sinergie. Le Regioni devono avere il coraggio di assumere, condividere e di rendere permeabili modelli organizzativi innovativi. Nursing Up propone l’adozione di un meccanismo di competizione emulativa dove i sistemi regionali “virtuosi” possano essere riconosciuti in quanto tali ed elevati a modello per tutte le altre realtà, in un percorso comune previamente riconosciuto ed accettato, teso a garantire maggiore qualità ed omogeneizzazione dei servizi destinati ai cittadini. Insomma bisognerebbe dare corpo e concretezza ad un Servizio Sanitario Nazionale veramente universale, che si qualifichi come tale perchè in grado di garantire a tutti i cittadini, attraverso le singole Regioni, prestazioni e servizi omogenei, senza differenze tanto evidenti come invece accade oggi.
In tutto questo, occorre finalmente partire, ovunque, con le assunzioni dell’infermiere di famiglia progetto mai decollato veramente, perchè il perno della nuova sanità territoriale sarà sempre di più un infermiere che deve prendersi cura del cittadino secondo le competenze che lo contraddistinguono, ma che deve anche sostenerlo ed informarlo con le preziose leve dell’educazione sanitaria e dell’informazione professionale.
Si dia infine una boccata di ossigeno al sistema sanitario privato eliminando il vincolo di esclusività e favorendo l’avviamento della libera professione per gli infermieri pubblici dipendenti, al pari dei medici, che in tal modo potranno garantire, con il loro prezioso apporto, la funzionalità di centinaia di RSA e Case di Cura che da mesi lamentano gravi carenze di personale di assistenza.
Al di sopra di tutto, chiosa De Palma, la Giornata Internazionale dell’Infermiere, soprattutto quest’anno, non vuole essere una mera celebrazione della figura e del ruolo infermieristico, ma vuole interpretare la voglia di riscatto e di ripresa della vita della comunità, perchè questo è il momento di tornare a guardare avanti. Nulla sarà come prima, lo sappiamo, e le priorità che abbiamo sono tante, ma accogliamo l’immagine di un infermiere anti Covid, che vuole simboleggiare l’impegno del mondo della sanità che si batte per assicurare la salute di tutti. Che vuole essere l’immagine sulla quale si fonda la memoria collettiva, perché in fondo questa emergenza è stata di tutti, nessuno escluso».