AgenPress – “Negli Stati Uniti, alcuni dei nostri progressi sulla lotta al cambiamento climatico si sono fermati quando il mio successore ha deciso di ritirarsi unilateralmente dall’Accordo di Parigi nel suo primo anno di mandato. Non sono stato molto contento di questo”.
Lo ha detto l’ex presidente Barack Obama nel suo intervento alla CoP26 di Glasgow attaccando anche i repubblicani per aver scelto di “sedersi ai margini” esprimendo “ostilità verso la scienza climatica” e rendendo il cambiamento climatico “una questione di parte”.
“Riconosco che stiamo vivendo in un momento in cui la cooperazione internazionale si è atrofizzata, in parte a causa della pandemia, in parte a causa dell’aumento del nazionalismo e degli impulsi tribali in tutto il mondo, in parte a causa della mancanza di leadership da parte dell’America per quattro anni su una serie di questioni multilaterali”.
L’allarme dei piccoli stati isolani, minaccia in prima fila dal surriscaldamento della Terra, è un po’ come quello un tempo “nelle miniere di carbone dai canarini” per segnalare fughe di gas e sciagure incombenti, ha poi detto incontrando delegati di varie isole: uno dei numerosi eventi di cui l’ex presidente americano è oggi protagonista alla conferenza sul clima, tra cui una tavola rotonda con giovani e una con imprenditori privati. “Tutti abbiamo un compito da svolgere e sacrifici da fare”, ha aggiunto Obama, che essendo cresciuto alla Hawaii si è definito egli stesso “un island kid”.
“In molti modi – ha affermato Barack Obama – le isole sono come il canarino in miniera, in questa situazione. Ci stanno mandando un messaggio: se non agiamo, sarà troppo tardi”. “Tutti noi – ha quindi rimarcato – abbiamo un ruolo da svolgere, tutti abbiamo un lavoro da compiere, tutti abbiamo sacrifici da fare. Noi che siamo più ricchi abbiamo contribuito ad aggravare il problema e quindi abbiamo ora un peso in più da sostenere per aiutare e assistere coloro che sono meno responsabili o meno (economicamente) capaci, ma sono nello stesso tempo i più vulnerabili” di fronte agli effetti della crisi climatica.
“Il tempo sta scadendo: abbiamo fatto significativi progressi dall’accordo di Parigi ma dobbiamo fare di più”, sia “collettivamente che individualmente. E’ un decennio decisivo per evitare il disastro climatico”, ha ammonito l’ex presidente, ricordando che “i cambiamenti climatici sono sempre più evidenti” e sostenendo che la lotta alla crisi climatica dovrebbe trascendere la normale geopolitica. A suo avviso, la riduzione dell’uso del metano è “la singola soluzione più veloce ed efficace”.
“Due anni fa Greta Thunberg ha ispirato migliaia di giovani” per la lotta al cambiamento climatico, “ora il mondo è pieno di Grete”.
“Voglio che rimaniate arrabbiati, ma canalizzate questa rabbia, spingete sempre di più, questa è una maratona non uno sprint”, ha proseguito Obama.
“Le proteste sono necessarie, le campagne con gli hashtag possono far crescere la coscienza, ma per costruire coalizioni più ampie”, ha spiegato, bisogna raggiungere anche chi “non è ancora convinto. E per persuadere queste persone – ha aggiunto – non si può più solo urlare o twittare contro, o creare problemi bloccando il traffico, dobbiamo ascoltare le obiezioni e la riluttanze della gente comune, comprendere la loro realtà e lavorare con loro in modo che azioni serie sul clima non abbiamo un impatto negativo su di loro”.