Fattore Cina in agguato, il prezzo del petrolio torna a ridursi

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AgenPress. Nuova discesa in vista per i prezzi del petrolio. Il motivo è sostanzialmente uno, ovvero il grande ritorno dei contagi in Cina, che sta avendo un impatto imponente sotto ogni aspetto. Tutto questo ha inevitabilmente portato ad un calo del prezzo petrolio, per via della preoccupazione che la domanda di greggio possa causare un rallentamento e, di conseguenza, portare il mercato verso un’offerta molto più scarsa.

Volatilità degli scambi incide

Tra i vari fattori che stanno incidendo maggiormente sul calo dei prezzi del petrolio troviamo certamente anche un’aumentata volatilità in riferimento agli scambi. In questo senso, si sono invertiti dei guadagni fatti registrare nel corso della sessione precedente, mentre invece per il mercato sta arrivando una fase decisamente delicata, ovvero quella ricollegata ad un rialzo dei contagi da Covid in Cina che, dal punto di vista potenziale, potrebbero riflettersi negativamente sulla domanda. Il mercato petrolifero è stato decisamente ribaltato dalla novità per cui la diffusione del Covid in Cina, in modo particolare in riferimento a una nuova sottovariante ancora più trasmissibile, in modo specifico a Shanghai, è ripresa a ritmi alti.

Il greggio è calato al di sotto della soglia pari a 100 dollari proprio pochi giorni fa, per poi fare un nuovo rimbalzo nel momento in cui si è rivisto un notevole squilibrio tra domanda e offerta. Nel frattempo, Joe Biden ha fissato il viaggio in Arabia Saudita, tappa di un tour di più ampio respiro in Medio Oriente. Tra i suoi obiettivi anche quello di provare a controllare l’incremento dei prezzi dell’energia, che stanno causando chiaramente dei gravi problemi all’economia di tutto il mondo.

Nelle ultime ore, la quotazione Brent ha raggiunto i 105 dollari al barile, facendo registrare una diminuzione pari all’1.51%, mentre i future WTI si scambiano ad una soglia intorno a 102 dollari al barile all’incirca, anche in questo caso in calo del 2.0% circa.

Serpeggia un certo nervosismo in relazione al prezzo del greggio

La preoccupazione per il nuovo aumento dei contagi in territorio cinese è sempre maggiore e i trader continuano a guardare verso la Cina con la massima allerta. La nuova sottovariante e i casi giornalieri che continuano a crescere a Shanghai fanno pensare che la domanda di carburante possa subire un nuovo tonfo a breve.

Il gruppo di analisti di ANZ Research ha messo in evidenza come le posizioni lunghe nette in future in riferimento al greggio WTI si trovano, al momento, al livello più basso mai toccato dal mese di marzo di due anni fa ad oggi, ovvero il periodo in cui la domanda di petrolio è letteralmente scivolata verso il basso con il dilagare della pandemia.

D’altro canto, il mercato resta attraversato da un nervosismo che non sembra proprio voler scomparire. È chiaro che tale scenario deriva anche dalla volontà di rispettare i programmi dei Paesi occidentali, nell’intento di limitare il più possibile i prezzi del petrolio russo. Come se non bastasse, ci ha pensato anche il numero uno russo Vladimir Putin a rincarare la dose, mettendo in evidenza come delle nuove sanzioni potrebbero causare delle conseguenze a dir poco inimmaginabili sul mercato dell’energia mondiale.

Non riescono a essere dissipati nemmeno i dubbi che hanno ad oggetto le tempistiche in merito ai flussi di greggio che arrivano dal Kazakistan mediante il CPC. Fino a questo momento, infatti, è continuata la fornitura dell’oleodotto, che si occupa del trasporto di qualcosa come l’1% del petrolio di tutto il mondo, ma i tribunali russi, come si può notare anche dall’ultima sentenza risalente a pochi giorni fa, stanno facendo di tutto per bloccare tale flusso.

 

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