Iran. Incendio nel carcere di Evin dove è detenuta Alessia Piperno. “Sta bene”. 4 detenuti morti e oltre 60 feriti

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AgenPress – Quattro detenuti sono morti e 61 sono rimasti feriti in seguito all’incendio scoppiato ieri nel carcere di Evin, noto per i detenuti politici e lo stesso dove è detenuta l’italiana Alessia Piperno. La Farnesina fa sapere che sta bene.

Lo ha comunicato l’autorità giudiziaria iraniana, come riportano i media internazionali.

I quattro detenuti sono morti per aver inalato il fumo provocato all’incendio scoppiato ieri, in seguito a una rivolta, ha reso noto Mizan, l’autorità giudiziaria, aggiungendo che dei 61 feriti 4 sono gravi, mentre circa 70 altri detenuti sono stati tratti in salvo.

I video condivisi online mostravano fiamme e fumo nel sito di Teheran e si sentivano spari ed esplosioni.

L’Iran è da settimane alle prese con le proteste anti-governative.

Sono esplose per la prima volta il mese scorso dopo la morte del 22enne curdo iraniano Mahsa Amini in custodia di polizia. I funzionari hanno detto che è morta per un attacco di cuore, ma la sua famiglia ha contestato questo, dicendo che è stata picchiata dalla polizia della moralità.

Le famiglie di alcuni attivisti si sono radunate davanti al carcere  esprimendo preoccupazione per la salute dei loro cari arrestati durante le recenti proteste, dopo l’incendio scoppiato ieri.

La prigione è stata a lungo criticata dai gruppi per i diritti occidentali. Human Rights Watch ha accusato le autorità della prigione di aver usato minacce di tortura e detenzione a tempo indeterminato, nonché lunghi interrogatori e rifiuto di cure mediche per i detenuti.

Un gruppo di hacker che si fa chiamare Edalat-e Ali (Ali’s Justice) ha pubblicato video nell’agosto dello scorso anno di filmati di sorveglianza trapelati dalla prigione di Evin che mostravano guardie che picchiavano o maltrattavano i detenuti.

La prigione è stata a lungo criticata dai gruppi per i diritti occidentali. Human Rights Watch ha accusato le autorità della prigione di aver usato minacce di tortura e detenzione a tempo indeterminato, nonché lunghi interrogatori e rifiuto di cure mediche per i detenuti.

Un gruppo di hacker che si fa chiamare Edalat-e Ali (Ali’s Justice) ha pubblicato video nell’agosto dello scorso anno di filmati di sorveglianza trapelati dalla prigione di Evin che mostravano guardie che picchiavano o maltrattavano i detenuti.

 

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