AgenPress – “Fra due giorni ricorre l’anniversario dell’assassinio da parte delle Brigate Rosse. Il sindacato è sempre stato impegnato nella lotta al terrorismo, credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece, in questi mesi, purtroppo mi pare che siano sempre più frequenti i segnali di ritorno alla violenza politica”.
Lo ha detto Giorgia Meloni, contro la quale appena salita sul palco del congresso della Cgil dalla platea è partito il coro ‘Bella ciao’ da parte di alcuni partecipanti che subito dopo hanno abbandonato la sala.
Prima di entrare al congresso i partecipanti hanno preso i peluche per portarli in sala e sistemarli lì. “Ma non si tirano i peluche”, ha precisato Eliana Como, portavoce della minoranza interna alla Cgil, che ha indossato la stola con la scritta “Meloni pensati sgradita in Cgil”, riprendendo il vestito indossato da Chiara Ferragni, a Sanremo, con la scritta “Pensati libera”. “Ringrazio tutta la Cgil dell’invito anche chi mi contesta con slogan efficaci, ho visto ‘pensati sgradita’, non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”, ha detto risposto Meloni prima del suo discorso.
“Ringrazio anche chi mi contesta. Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto del sindacato”.
“Questo congresso è un esercizio di democrazia e partecipazione che non può lasciare indifferente chi ha responsabilità decisionali e chi come me sa quanto questi eventi tengano vive queste dinamiche”, ha aggiunto, ricevendo i ringraziamenti di Landini. “Ringrazio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per aver accettato l’invito a partecipare al congresso, lo considero un elemento di rispetto per l’organizzazione importante che siamo. Vogliamo essere non spettatori ma protagonisti del cambiamento”.
Questa mia presenza ha fatto discutere oggi. Ho letto alcune ricostruzioni che, confesso, mi hanno divertito, in forza delle quali si riteneva che, dopo aver confermato la mia presenza, avrei messo in discussione quella stessa presenza per il timore delle contestazioni, per il timore di essere fischiata. Signori, io vengo fischiata più o meno da quando avevo 16 anni. Sono 30 anni che qualcuno mi fischia, sono “cavaliere al merito” di questa materia. Per cui non mi sottraggo a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa.
Però è molto più profonda la ragione per la quale ho deciso di essere qui oggi. Perché oggi non è un giorno come gli altri. Oggi è il 17 marzo, è la festa dell’Unità nazionale e il giorno in cui si celebra la nascita statutaria della nostra Nazione. E la mia presenza oggi non esprime solo la volontà di colmare quel vuoto – che ho scoperto nel corso di questi giorni – che vede da 27 anni l’assenza del Capo del governo al Congresso della CGIL.
Era “normale” che fosse il Presidente del Consiglio idealmente più lontano dalla platea che ho di fronte a essere qui dopo 27 anni? Io penso di sì. Perché con questa presenza, con questo confronto, con questo dibattito, credo che noi oggi possiamo autenticamente tentare di celebrare l’Unità nazionale.
Perché vedete l’unità non è annullare la contrapposizione. La contrapposizione ha un ruolo positivo, addirittura ha un ruolo educativo per qualsiasi comunità. L’unità è un’altra cosa. L’unità è l’interesse superiore. L’unità è il comune destino che dà un senso alla contrapposizione. Io voglio credere che tutti noi, indipendentemente dalla visione del mondo della quale siamo portatori, se il nostro cuore è sincero, lavoriamo tutti, secondo le nostre differenti condizioni, con lo stesso obiettivo che è il bene della nostra Nazione.
E allora, se lo spirito è questo, il confronto è necessario, fondamentale, inevitabile e utile.
Lo voglio dire con le parole di Argentina Altobelli, figlia del Risorgimento, madre della CGIL, donna anticonformista per il suo modo non di apparire come spesso accade oggi, ma per il suo modo di essere. Diceva: “La mia vita di donna politica è stata guidata dall’amore verso l’umanità, da un orientamento sincero e profondo del pensiero della coscienza”. Se questo è l’approccio, ci sono ottime ragioni per confrontarsi con la schiettezza, con la forza delle idee che ciascuno di noi ha e rivendica legittimamente.
Meloni ha parlato del reddito di cittadinanza. “Neanche nell’idea iniziale del M5s era previsto il Reddito di cittadinanza come un vitalizio, ma come uno strumento transitorio. C’è gente che ha preso il sussidio per tre anni e si è ritrovata alla condizione di partenza”, ha sottolineato il premier. “Vi faccio una domanda: un ragazzo di 30 anni che lo ha preso per tre anni senza aver migliorato la propria condizione di lavoro a 33 anni è più ricco o più povero? Il Reddito di cittadinanza ha fallito gli obiettivi, perché c’era a monte un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi no, dando a tutti la stessa risposta, sovrapponendo assistenza e politiche attive, disincentivando l’offerta di lavoro e favorendo il lavoro irregolare. Non credo che chi è in grado di lavorare debba essere mantenuto dallo Stato con i proventi delle tasse di chi lavora duramente, percependo poco più di quello che prende chi ha il Rdc. Vogliamo tutelare chi non può lavorare ma per chi può lavorare la soluzione è proporre posti di lavoro dignitosi o percorsi di formazione, anche con un minimo di retribuzione, in settori in cui è richiesta la manodopera”.
Riforma fiscale. Meloni ha ribadito “l’introduzione anche per i lavoratori dipendenti, come abbiamo fatto per gli autonomi, di una tassa piatta agevolata sugli incrementi di salario rispetto agli anni o all’anno precedente”. Le nuove norme prevedono inoltre “una diminuzione progressiva delle aliquote Irpef, che non vuol dire far venire meno la progressività, che rimane. Nella nostra idea significa ad esempio ampliare sensibilmente lo scaglione di chi rientra nella prima aliquota, quella più bassa, per ricomprendere al suo interno molti lavoratori dipendenti”.
“Su alcune cose sarà più facile trovare condivisione, su altre sarà parecchio difficile ma non vuol dire che non bisogna tentare”, ha proseguito la leader di Fratelli d’Italia. “Con i ministri ho contato 20 occasioni di confronto in pochi mesi. Non considero finto questo confronto e lo considero produttivo anche quando non siamo d’accordo. Credo che se il nostro approccio è sincero posso imparare anche da chi è molto distante da me. Bisogna avere umiltà, non partire da un pregiudizio, perché è mia responsabilità rappresentare tutti gli italiani”. Rivolgendosi direttamente alla platea, Meloni ha concluso: “Rivendicate senza sconti le vostre istanze nei confronti del governo. Magari non saremo d’accordo ma quelle istanze troveranno sempre un ascolto serio e privo di pregiudizi. È l’impegno preso nei confronti degli italiani e che intendo portare avanti”.