AgenPress. Con le fake news la disinformazione si propaga in modo estremamente veloce sul web, complici le condivisioni degli utenti sui social network, che spesso contribuiscono inconsapevolmente a farle diventare virali rilanciando frettolosamente notizie dal titolo sensazionalistico senza leggerne attentamente il contenuto o senza verificare la credibilità delle fonti da cui provengono, e l’occasione del 1° aprile potrebbe riservare un ulteriore boom di disinformazione.
Anche se nei mesi scorsi Google aveva dichiarato guerra alle fake con un algoritmo che avrebbe dovuto penalizzare nei risultati del motore di ricerca i siti web ed i contenuti che diffondono notizie distorte o fuorvianti, purtroppo bufale di ogni tipo continuano a dilagare su Internet, e questo preoccupante fenomeno è tutt’altro che arginato, alimentato anche dall’Intelligenza Artificiale, che ha imposto degli interrogativi pure nella recente lettera aperta riportata dal Financial Times in cui Elon Musk e altri 1.000 leader della Silicon Valley si chiedono: “Dobbiamo lasciare che le macchine inondino i nostri canali di informazione con propaganda e falsità?”
E se il contrasto alle fake news è diventato ormai una sfida, è anche perché dietro c’è un vero e proprio business: secondo un rapporto di NewsGuard, durante la pandemia sono stati infatti individuati 519 siti web che diffondono regolarmente bufale o notizie infondate soprattutto su Covid e vaccini, con una stima di 2,6 miliardi di dollari di ricavi annuali. A questo proposito, Guido Saraceni, professore di filosofia del diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Teramo, che sarà speaker al Privacy Day Forum, spiega:
“Utilizzando la tecnica del clickbaiting, qualcuno condivide su un social network il link a una notizia che si trova su un sito web che ospita annunci pubblicitari remunerati in base al numero di visualizzazioni. Le persone che vi cliccano per leggerla, faranno quindi inconsapevolmente guadagnare chi l’ha pubblicata. Dato che più la notizia richiama l’attenzione e più il sito guadagnerà, non c’è da sorprendersi che questi soggetti non si facciano troppi scrupoli nel pubblicare notizie false o fuorvianti che diventano facilmente virali sfruttando la curiosità degli utenti. C’è il concreto rischio di assistere a picchi record, soprattutto con la scusa di un pesce d’aprile”.
E nel vortice delle viralizzazioni delle fake news giocano un ruolo fondamentale anche i nostri dati personali e la nostra privacy, come osserva Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy:
“Social e app raccolgono moltissime informazioni per sapere chi siamo e cosa ci piace, e attraverso la profilazione riescono a conoscere bene i nostri gusti e le nostre preferenze. Questa tecnica innesca però il meccanismo del “filter bubble”, che ci fa trovare in una sorta di bolla creata dagli algoritmi che ci fanno visualizzare sempre contenuti basati sulle nostre preferenze, come un annuncio pubblicitario oppure il titolo di una notizia che cattura il nostro interesse, e quando dopo aver cliccato ci accorgiamo che si trattava di una bufala può essere frustrante accorgersi di aver contribuito involontariamente alla diffusione su larga scala di notizie false o fuorvianti, specialmente se chi l’ha condivisa con noi lo ha fatto con leggerezza in un giorno in cui gli scherzi sono tollerati”.
In occasione del 1° aprile, l’appello di Federprivacy è quindi quello di prestare particolare cautela prima di condividere notizie non attendibili pubblicate da soggetti senza scrupoli che hanno fatto delle fake news un business per arricchirsi alle spalle degli utenti approfittando della loro buona fede.
Considerando l’attualità del tema e l’impatto che i dati personali hanno sulla diffusione delle notizie false, le fake news saranno quindi al centro del dibattito al Privacy Day Forum in programma il 25 maggio al CNR di Pisa, a cui è prevista la partecipazione di oltre 1.000 addetti ai lavori.