AgenPress. Il 7 maggio, su Cusano Italia TV (Canale 264 del digitale terrestre), è andata in onda una puntata speciale ed esclusiva di “Crimini e Criminologia” con Fabio Camillacci dedicata alla scomparsa di Mirella Gregori 40 anni dopo, la ragazza di 15 anni sparita nel nulla il 7 maggio 1983 a Roma.
Antonietta Gregori, la sorella maggiore di Mirella.
“Mia madre ha subito sentito che era successo qualcosa perché dopo due ore che Mirella era scesa mi ha chiamata a lavoro e mi ha detto ‘tua sorella l’hanno chiamata al citofono, è scesa e non è ancora tornata, è successo qualcosa’. Ho deciso nei miei 17 anni, perché ero minorenne anch’io allora, insieme agli amici e al mio ragazzo di andare a cercarla dappertutto. Abbiamo preso la macchina siamo andati in giro per i pronto soccorsi, siamo arrivati addirittura ad Ostia, alla pineta, anche dove ci aveva indirizzato la sua amica del cuore, Sonia, che aveva il bar sotto casa. Lei ha detto, frase poi fraintesa, che Mirella aveva un appuntamento a Porta Pia per andare a suonare la chitarra a Villa Torlonia. La cosa mi è sembrata subito strana perché Mirella non suonava la chitarra, e tantomeno aveva amici che suonassero la chitarra. Nonostante tutto abbiamo cercato lì, però la Villa era chiusa e dopo aver fatto la denuncia alle 20, intorno alle 21 siamo andati alla Villa però non c’era nessuno. Passò per caso una volante e ci facemmo aprire la villa. Era notte, i miei 17 anni, camminare in una villa al buio con le torce per cercare eventualmente il corpo di mia sorella è stata una cosa forte. Il mio rammarico è stato che nei giorni successivi nessuno è andato a cercare”.
“Cosa è successo a Mirella? Qualcosa di brutto sicuramente. Lei è scesa, convinta di conoscere quello che aveva citofonato. Sembra impossibile buttare una ragazza in pieno giorno in una macchina a Porta Pia, ma tramite conoscenze tutto si può fare.
Oltretutto, quando lei risponde al citofono insiste dice ‘se non mi dici chi sei non scendo’. Però chi era dall’altra parte sapeva che lei aveva questo amichetto Alessandro”.
“Mirella è sempre stata l’appendice di Emanuela purtroppo. La frase che ha sempre detto mio padre era ‘Mirella è una cittadina di serie b’. Una cittadina e una scomparsa di serie b. Perché Emanuela, cittadina vaticana, aveva più risalto. A livello anche televisivo e giornalistico”.
“Ci fu una udienza papale 5 mesi prima della scomparsa di Mirella: è tornata a casa raggiante perché in una foto era proprio vicina al Papa, gli ha preso le mani, e questa foto pare che sia stata attaccata un mese nella bacheca dell’Osservatorio Romano.
Qualcuno ipotizzò che Mirella fosse stata scelta proprio in quella bacheca.
Da chi non si sa. Venne riallacciata al discorso Roul Bonarelli, il tizio che mia madre riconobbe, capo scorta del Papa. Nel dicembre del 1985 venne nella nostra parrocchia sulla Nomentana e papà e mamma furono ricevuti dal Papa. Un’emozione grandissima perché potevano parlarci a tu per tu sperando che lui potesse fare qualcosa anche perché c’era stato l’appello precedentemente e proprio mentre stavano lì mamma scorse quest’uomo che gli sembrava lo stesso che parlava qualche volte con Mirella e la sua amica del bar Sonia”.
“Otto anni dopo mia madre venne chiamata per fare il confronto però lì già stava male e non riconobbe la persona. Io purtroppo non sono entrata. Però mia madre non mi convinceva tanto. All’uscita quando le ho chiesto ‘com’è andata?’ ha risposto ‘mi sa che non era lui.’ Il mi sa che non era lui mi ha lasciato un vuoto. C’è stato qualcosa che le ha fatto cambiare idea”.
“C’è una foto con una dedica fatta dal Papa ai miei genitori nell’85. Fissa la data, l’incontro col Papa e con Roul Bonarelli. I genitori erano molto fiduciosi che il Papa potesse essere di conforto, c’era ancora la speranza legata alla questione vaticana. L’incontro con Bonarelli nonostante sia stato riconosciuto dalla mamma sembra non preoccuparsi, anche quando viene chiamato 8 anni dopo per un confronto e durante il tragitto in cui va dalla dottoressa Maistro che era la tenutaria della inchiesta, lui ha un colloquio con qualcuno in alto grado della gendarmeria vaticana che gli impone di dire che loro in vaticano non hanno niente di Emanuela Orlandi. Quando va lì, trova qualcuno che chiede non di Emanuela ma di Mirella con la mamma, c’è una intercettazione che noi abbiamo pubblicato in cui lui si sente molto rassicurato del fatto che non dovesse parlare di Emanuela e parlando con la moglie, e non pensando di essere intercettato, fa dei riferimenti a dei personaggi legati alla parrocchia lì vicino di San Giuseppe al Nomentano che poteva essere indagato”.
Avv. Nicodemo Gentile, legale della famiglia Gregori e Presidente di Penelope l’Associazione delle Famiglie e degli Amici delle Persone scomparse.
“Io ho letto con attenzione tutto ciò che è stato scritto partendo dallo scritto importante del giornalista e scrittore Mauro Valentini che con sagacia entra nelle storie e non le deturpa, non ci mette il suo ma le racconta da freddo e come esperto importante cronista. Ho letto molta roba del fascicolo mi sono confrontato con Maria Antonietta e molte amiche, l’ex fidanzato Giuseppe Calì, ovvero l’ultima persona che ha visto Mirella, un uomo puro che si vede che soffre ancora. Io sono convinto che la fine di Mirella è scritta in quelle carte, in quel fascicolo. Non so se dentro c’è il nome di chi ha prelevato Mirella ma sicuramente ci sono le tracce di chi potrebbe dire cosa è successo a Mirella. Io di questo sono convinto”.
“Ci auguriamo che venga dato dal Senato semaforo verde, la commissione parlamentare d’inchiesta potrà con poteri penetranti rifare tutto il percorso. Noi ce lo auguriamo di cuore perché adesso ci sono nuove consapevolezze, sicuramente se si riesce a rimettere mani sulle carte questa volta anche con la presenza di Penelope, Mirella non sarà l’appendice di nessuno. Ben vengano le piste che portano a uno sviluppo parallelo delle due scomparse però nel frattempo bisogna accendere i riflettori su tutta una serie di ombre, reticenze, retromarce, messe verità che illo tempore portarono a dei confronti. Perché in modo doloroso abbiamo la possibilità di recriminare”.
Il giornalista e scrittore Mauro Valentini che ha scritto il libro “Mirella Gregori: cronaca di una scomparsa”
“Secondo me dentro quelle carte c’è il nome di chi ha fatto male a Mirella: bisognerebbe rileggerle con una attenzione diversa e la procura di Roma dovrebbe prendere a cuore questa storia perché ha un debito nei confronti di Antonietta e dei genitori di Mirella, il debito di non averli ascoltati 40 anni fa. La semplicità di un delitto di vicinanza e conoscenza, non c’è l’uomo nero che passa e porta via, non è possibile questo, ci sono troppe circostanze che ci portano a dire che dentro l’agendina con i numeri di telefono di Mirella c’è il nome del colpevole. 40 anni fa non si è partiti da quel nome. Si mettessero una mano sulla coscienza e aprissero un fascicolo vero e solo su Mirella Gregori”.