AgenPress – La giustizia britannica ha fissato a “non prima delle 14 locali di domani” il termine per staccare le macchine che tengono in vita la piccola Indi Gregory, neonata inglese affetta da una gravissima patologia mitocondriale e al centro di un caso legale fra Italia e Regno Unito. Il giudice ha deciso che non è nell’interesse della bimba essere trasferita nemmeno a casa, e che l’atto finale dovrà avvenire in un hospice, a meno che i genitori preferiscano lasciarla nell’ospedale di Nottingham in cui è ricoverata.
La decisione è stata adottata da giudice Robert Peel, dell’Alta Corte di Londra, magistrato a cui il caso è stato affidato nelle ultime settimane nel Regno Unito. Peel ha stabilito che non sia “nel miglior interesse” di Indi un trasferimento in casa, soluzione che i genitori avrebbero preferito come extrema ratio.
La famiglia presenterà ricorso contro la decisione del giudice di procedere al distacco delle macchine che tengono in vita la piccola. La notizia arriva da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e dall’avvocato Simone Pillon, che stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda in contatto con i legali inglesi e la famiglia.
La data e l’orario vengono indicati con la dicitura “non prima delle 14 di giovedì” per consentire la presentazione di eventuali azioni legali ulteriori. Indi Gregory, 8 mesi, ha ottenuto due giorni fa la cittadinanza italiana con un provvedimento “umanitario” di urgenza del governo di Giorgia Meloni, dopo che l’ospedale Bambino Gesù di Roma si era offerto di continuare ad assisterla.
Ma tale provvedimento non ha prodotto finora effetti sul procedura giudiziaria britannica, a dispetto del parallelo intervento con cui il console italiano a Manchester si è dichiarato ieri giudice tutelare della bimba (in quanto neo-cittadina italiana), sollevando l’ipotesi di un potenziale conflitto di giurisdizione per cercare d’indurre le autorità del Regno a una qualche intesa in extremis.
I genitori, intanto, continuano a contestare le decisioni delle magistratura d’oltre Manica e la stessa prognosi “terminale” formulata nei confronti della loro figlioletta dai medici di Nottingham. Ma il verdetto di Peel, che la settimana scorsa aveva dato il via libera all’ospedale inglese a staccare la spina, è stato confermato anche dopo l’offerta del Bambino Gesù: con i ricorsi della famiglia rigettati fra giovedì e sabato dapprima dall’Alta Corte di Londra e poi anche dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.